Roma, 05/12/2024
Roma, 05/12/2024

Auto elettriche, la Cina fa sul serio col Messico. E gli Stati Uniti ora temono

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La Cina avanza con le proprie auto elettriche nei mercati globali. E oltreoceano potrebbe sfruttare le falle di accordi commerciali per produrre i propri veicoli in Messico e da lì esportarli negli Stati Uniti, aggirando i dazi. Ma perché il Paese centroamericano è così importante nel settore automobilistico?

A che punto è l’avanzata delle auto elettriche dalla Cina in Europa e negli Stati Uniti? Su queste pagine abbiamo approfondito a più riprese la marcia di Pechino nei mercati esteri con le proprie vetture, in primis con un marchio che si sta facendo sempre più conoscere da noi come BYD (tra l’altro, sponsor degli ultimi Europei di calcio di in Germania).

Le auto elettriche della Cina verso il resto del mondo: i Paesi trampolino di lancio nei mercati esteri

In particolare, sfruttando le falle nei regolamenti sulle tariffe e dazi che renderebbero davvero costoso esportare le auto a batterie da noi. E queste falle sono l’Ungheria, per il mercato europeo, ed il Messico, per quello statunitense. Costi energetici e di manodopera più favorevoli attirano Pechino, ma non solo. Esternalizzare in questi Paesi e produrre qui consente di poter aggirare i dazi imposti dall’UE e dal governo USA.

Ma se intanto in Europa Paesi come l’Italia firmano memorandum con la Cina anche in materia di auto elettriche per una collaborazione che possa essere a somma positiva per le parti, con l’UE e con gli Stati Uniti rimane qualche tensione.

A luglio le autorità europee hanno deciso una ulteriore stretta sulle auto elettriche cinesi. Il che potrebbe comportare un aumento dell’aliquota di importazione al 36,3%. Oltre all’Ungheria, come riporta Wired Spagna (da cui proviene l’analisi che vi riportiamo), BYD ha deciso perciò di optare per fabbriche anche in Turchia. E scongiurare così dazi pesantissimi.

La stretta degli Stati Uniti, ma la Cina si gioca la carta del Messico

Gli Stati Uniti hanno alzato ulteriormente la posta, con aggravi sulle auto di fabbricazione cinese al 100%. E sulla stessa falsariga potrebbe muoversi il Canada. Ne potrebbe approfittare il Giappone, che sta soffrendo anch’esso la concorrenza di una Cina mossasi con largo anticipo nel settore delle auto a batteria, e che invece potrebbe guadagnare quote di mercato negli USA con le proprie vetture ibride.

Ma sempre il Nord America potrebbe sfruttare altri mezzi per ostacolare l’avanzata cinese di vetture a prezzi competitivi. Ricorrendo ad esempio alla tutela della sicurezza nazionale (qui abbiamo spiegato perché).

Tutto questo spiega il rapporto che sta legando Pechino al Messico. La prima approfitterebbe del fatto che lo Stato centroamericano è parte dell’accordo T-MEC che coinvolge gli Stati Uniti e il Canada. In pratica, si tratta dell’erede del NAFTA (North American Free Trade Agreement): entrato in vigore dal 2018, consente l’eliminazione di dazi tra diversi prodotti che questi tre Stati si scambiano commercialmente. Se la Cina dimostra che le auto (e non solo) prodotte in Messico sono realizzate con materiali di provenienza locale, allora l’accordo permetterebbe il loro ingresso negli USA e in Canada senza aggravi pesantissimi.

Il Messico sempre più legato commercialmente alla Cina (e alle sue auto elettriche)

Inoltre il Messico è diventato un mercato di riferimento per la Cina. Wired riporta dati secondi cui nel 2023 il 20% dei veicoli leggeri venduti nel Paese centroamericano è frutto di importazione dall’estremo oriente, con un balzo del 50% rispetto al 2022. La maggior parte di questi veicoli sono di marchi occidentali come General Motorsport, Renault, Ford, BMW e Chrysler, presenti con dei loro stabilimenti in Cina.

Questi numeri fanno del Messico il secondo mercato più vasto al mondo per i veicoli cinesi, dietro la Russia. E ancora, l’industria automobilistica nel Paese contribuisce al 4,8% del PIL. Per non parlare poi dell’export nel settore.

L’esportazione di auto e il balzo compiuto dal Messico

La WTO sottolinea tramite i suoi dati come il Messico si sia piazzato nel 2023 al terzo posto dei maggiori esportatori automobilistici al mondo, dietro ad un Cina anch’essa in crescita e all’Unione Europea. Le vetture rappresentano il 31% del totale delle merci oggetto di export lo scorso anno. Per un valore complessivo di 158 miliardi di dollari. A sua volta, la Cina nel 2023 si è classificata come primo fornitore di auto in Messico secondo i dati del Ministero dell’Economia del Paese centroamericano. L’export in questo caso ha toccato la cifra di 4,6 miliardi di dollari.

In questo scenario la citata BYD, che sta crescendo esponenzialmente grazie anche alle vendite all’estero dei suoi veicoli con prezzi competitivi (il Dolphin Mini lì viene sui 21.300 dollari, pari a 398.800 pesos), punta ad aprire degli impianti negli stati del Durango, Jalisco e Nuevo Leon.

Se riuscirà a dimostrare che le proprie vetture sono realizzate con materiali del luogo, sarà poi più facile introdurre le stesse nei mercati vicini. In primis quello degli Stati Uniti, che ora temono l’aggiramento dei propri dazi sfruttando i cavilli degli accordi commerciali presi con i propri vicini.

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