Roma, 14/12/2024
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Non solo auto: la Cina punta anche sugli scooter elettrici per conquistare i mercati esteri

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I veicoli a due ruote stanno acquisendo molta popolarità negli ultimi anni in Cina. E con un mercato interno saturo, Pechino punta ad esportare all’estero i propri scooter elettrici

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca la guerra dei dazi contro la Cina (ma nel mirino c’è anche l’UE: urge quindi intavolare delle trattative bilaterali, cosa che dovrebbe fare al più presto l’Italia che ha tutto da perdere essendo un Paese che guadagna molto dalle esportazioni) torna ad accendersi. Sebbene già l’amministrazione uscente Biden abbia imposto delle tariffe molto pesanti sulle merci in arrivo da Pechino.

La Cina potrebbe invadere i mercati anche con i propri scooter elettrici

Il tycoon però in questo secondo giro sembra più deciso e risoluto del suo primo quadriennio a Washington. Ma la Cina, dal canto suo, ha diverse frecce nel suo arco pronte a scoccare. Non solo le auto elettriche che tanto stanno impensierendo le industrie di settore del resto del mondo. Il Paese asiatico ha pronto l’assalto ai mercati esteri usando anche l’ariete delle moto elettriche, come gli scooter. Mezzi molto popolari in Cina nell’ultimo ventennio, come riporta un’analisi di Semafor. E che, al pari delle auto, necessitano di essere esportati all’estero vista la saturazione della domanda interna.

Classificati perlopiù come bici elettriche (anche perché la maggior parte di essi non supera i 25 km/h), questi motorini circolavano in 400 milioni di unità lo scorso anno secondo i dati dell’agenzia di stampa statale Xinhua. Per capirci, le auto elettriche si attestavano a 20,4 milioni di esemplari. Gli scooter in Cina sono insomma estremamente popolari.

Il motivo del successo degli scooter elettrici in Cina

Alla pari delle auto elettriche, riporta sempre Semafor, anche i mezzi a due ruote hanno beneficiato dei sostegni statali, in particolare dal 2019. In precedenza i ciclomotori elettrici in Cina avevano avuto comunque successo, forti dei divieti e dei bandi delle controparti a benzina a causa dell’inquinamento. Il resto l’ha fatta la notoria capacità produttiva cinese e la concorrenza spietata tra marchi, agendo sulla leva dei prezzi. In genere si parla di modelli che generalmente potrebbero arrivare a costare poco meno di 600 dollari, per intenderci.

Ad emergere quindi sono state realtà come Yadea, l’azienda tra le più popolari nel settore delle due ruote elettriche (presente anche in Italia) e che nel 2023 ha registrato ricavi vicini ai 5 miliari di dollari, vendendo nel Paese 16,5 milioni di esemplari.

L’espansione dei marchi cinesi

Il marchio si è espanso in Indonesia, con la costruzione di un impianto da 15 milioni di dollari e capacità produttiva di 3 milioni di moto all’anno. In un Paese dove i ciclomotori sono ugualmente molto popolari.

Ma un’altra azienda del settore, NIU, (che ha nel portafoglio anche un modello molto più prestante dei cinquantini popolari in Cina, ovvero l’MQi GT EVO da 100 km/h) intende andare oltre il sud-est asiatico, puntando sempre di più sull’Europa e sugli Stati Uniti. Negli USA però è calata la scure dei dazi anche sulle batterie per bici elettriche (e quindi per i ciclomotori come quelli cinesi), con una tariffa del 25% che entrerà in vigore dal 2026. In attesa di scoprire le misure che ha in serbo Trump, ovviamente.

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