Roma, 05/12/2024
Roma, 05/12/2024

Auto elettriche, la Turchia vara nuovi dazi contro la Cina. Cosa c’è in ballo

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Una nuova stretta da parte della Turchia sui dazi che riguardano le auto elettriche e non solo importate dalla Cina. I motivi dietro questa decisione e la risposta di Pechino

Mentre è in corso una guerra dei dazi tra Cina e UE, la Turchia decide di fare anch’essa la propria parte. Nel senso di imporre delle (nuove) tariffe d’ingresso alle auto provenienti da Pechino.

I dazi della Turchia sulle auto cinesi: stangata del 40%

Il governo di Ankara infatti ha deciso di imporre un ulteriore 40% sull’importazione dei veicoli cinesi. Il che significa un rincaro di circa 6.500 euro a vettura. Considerando inoltre il fatto che esisteva già un dazio, approvato nel 2023, che potrebbe portare così il totale della stangata sulle auto in entrata vicina al 50%.

La misura entrerà in vigore dall’8 luglio, e ha due obiettivi principalmente. Anzitutto, ed è quello più ovvio, proteggere la propria economia automobilistica. Attualmente la Turchia sta affrontando una inflazione galoppante, con un valore annuo del 75,45% come riporta DW.com. Le auto nel mercato turco sono quindi abbastanza costose, tant’è che un lavoratore che percepisce il salario minimo stimato nel Paese, ovvero 485 dollari, difficilmente può permettersi di comprare una vettura.

Inoltre le nuove norme europee sulla sicurezza dei veicoli, anch’esse a regime da luglio, prevederanno una serie di sistemi come l’alcol interlock o le tecnologie di assistenza che potrebbero far ulteriormente lievitare i costi. Aydın Erkoc, a capo della Federazione turca dei concessionari di autoveicoli, a DW.com ha espresso il timore che i dazi possano spingere anche gli altri costruttori ad un rialzo dei loro prezzi di listino, dopo aver evitato rincari a causa di una concorrenza che proponeva vetture a costi abbordabili.

L’effetto della Cina nel mercato automobilistico europeo

In effetti la Cina ha comunque contribuito allo stato di crisi dell’attuale mercato auto, soprattutto in Europa. Secondo un recente studio di Allianz Trade, che ha evidenziato il ruolo sempre più crescente dell’elettrico nell’agone automobilistico, i marchi europei rischiano di perdere per strada ben 730.000 posti di lavoro. E questo per via dell’offensiva di Pechino che, forte della propria posizione di vantaggio sul settore delle BEV e delle innovazioni, su cui ha iniziato a lavorare decenni addietro, sta mettendo in croce una industria europea colta impreparata.

L’altro obiettivo che si pone la Turchia con i dazi

In Turchia il 10% delle vendite globali di veicoli è di marchio cinese, riporta DW.com. Ma Ankara mira anche ad un altro obiettivo con i propri dazi, oltre a proteggere la propria economia. Ovvero spingere Pechino ad investire da loro, aprendo delle fabbriche dei suoi produttori automobilistici. E in effetti qualcosa sembra muoversi. Si Fenghuo, a capo della divisione in Turchia di un marchio cinese come Chery, ha confermato a DW.com che è allo studio la possibilità di produrre lì le loro vetture elettriche.

I dazi UE contro la Cina e la risposta di Pechino alla misura turca

Nel frattempo come abbiamo anticipato l’UE ha deciso di dar corso ai propri paventati dazi sulle auto cinesi importate. Si parla del 2 novembre di quest’anno come data a partire dalla quale partiranno i rincari delle tariffe. Che saranno retroattive al 4 luglio. Nel frattempo Pechino, in attesa di battagliare con l’Europa, ha stigmatizzato le misure turche. Dal ministero del Commercio si è lasciata trasparire “forte insoddisfazione e ferma opposizione“, come riporta l’Ansa. In una nota ufficiale, il Governo cinese ha parlato di una decisione “contraria alle regole del Wto. La Cina esorta la Turchia a rimuovere immediatamente le tariffe discriminatorie”, riservandosi inoltre delle contromisure.

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