Roma, 07/10/2024
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Cina e Stati Uniti ai ferri corti anche sui software per auto connesse. La stretta USA e la risposta di Pechino

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Dopo la stretta sui dazi, gli Stati Uniti colpiscono commercialmente la Cina con la proposta di bandire hardware e software per auto connesse provenienti da Pechino. Che risponde promettendo contromisure

Ne avevamo accennato parlando della stretta ormai decisa riguardante i dazi sui prodotti di importazione dalla Cina, in particolare le auto elettriche. Ma gli Stati Uniti nel conflitto commerciale contro Pechino hanno anche inserito i software e gli hardware presenti nei veicoli.

Guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, cosa succede con il bando annunciato per software e hardware per auto connesse

Il Dipartimento del Commercio americano infatti ha messo a punto una proposta che vieterebbe mezzi (non solo automobili, ma anche camion) che presentano al loro interno tecnologia di provenienza cinese e anche russa. In particolare si dovrebbe trattare di parti software per veicoli Model Year 2027, mentre per quanto riguarda gli hardware la cosa riguarderebbe i mezzi di trasporto Model Year 2030.

In buona sostanza, parliamo di veicoli di prossima produzione e vendita. E tra essi quelli di fabbricazione cinese da parte di marchi come BYD, SAIC Motor e così via. Per ora non c’è nulla di nero su bianco, anche se l’amministrazione Biden in scadenza potrebbe far diventare il provvedimento realtà prima dell’insediamento del prossimo presidente.

Perché gli USA vogliono vietare le tecnologie cinesi e russe per le auto connesse

Rispetto ai dazi, il motivo di questo bando non risiede tanto nella protezione della propria industria automobilistica nazionale (indotto incluso). Quanto invece nei rischi per la sicurezza nazionale. Infatti parliamo di veicoli connessi con tecnologie software e hardware di due potenze rivali degli USA. Il rischio riguarda potenziali forme di hackeraggio dei sistemi statunitensi grazie all’accesso di tecnologie connesse al web. Basti pensare alla mole di sensori, telecamere, microfoni e via dicendo dei nuovi modelli, soprattutto quelli cinesi che basano molto sull’avanguardia e sulla sofisticazione. Una prospettiva non peregrina secondo l’amministrazione Biden, giudicata anzi molto fattibile.

Sempre dal governo americano si riconosce come questa sia una misura di prevenzione in vista dell’arrivo sul mercato di veicoli dall’estremo oriente. E questo “prima che auto, marchi e fornitori cinesi e russi per veicoli connessi diventino comuni e diffusi”, hanno fatto sapere del Dipartimento del Commercio. Una diffusione che, se queste norme venissero confermate, potrebbe saltare.

La reazione della Cina

La Cina rischia quindi di non introdurre negli USA le proprie vetture, e le reazioni non si sono fatte attendere. Il Ministero degli Esteri, tramite il suo portavoce Lin Jian, ha dichiarato che la Cina intende esortare gli Stati Uniti a “rispettare i principi di mercato e a garantire un ambiente imprenditoriale aperto, equo, trasparente e non discriminatorio per le imprese cinesi“.

Lin ha poi proseguito, come riporta Fortune.com: “La Cina si oppone all’allargamento del concetto di sicurezza nazionale da parte degli Stati Uniti e alle azioni discriminatorie intraprese contro le aziende e i prodotti cinesi. Salvaguarderemo con risolutezza i nostri legittimi diritti e interessi”.

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