Il governo francese sonda il gruppo automobilistico per sostenere la difesa ucraina. In arrivo una nuova convergenza tra manifattura civile e applicazioni militari?
Il Ministero della Difesa francese ha ufficialmente avviato un dialogo con Renault, uno dei più noti produttori automobilistici europei, per valutare la possibilità di impiegare le sue capacità industriali nella produzione di droni militari, potenzialmente destinati al supporto dell’Ucraina nel conflitto con la Russia.
La notizia è stata confermata da Renault in una nota a Reuters:
“Siamo stati contattati dal Ministero della Difesa in merito alla possibilità di produrre droni. Sono avvenuti alcuni colloqui, ma al momento nessuna decisione è stata presa: restiamo in attesa di ulteriori dettagli da parte del Ministero.”
Una scelta strategica nell’economia di guerra europea
L’interesse della Difesa francese si inserisce in un contesto di crescente mobilitazione industriale in Europa, che mira a rafforzare la capacità produttiva dual-use – cioè valida sia per applicazioni civili che militari – di fronte all’evoluzione degli scenari di conflitto. Il conflitto in Ucraina ha reso evidente quanto il settore dei droni – sia per ricognizione che per attacco – sia diventato una componente centrale della superiorità tattica.
In quest’ottica, coinvolgere un player come Renault rappresenterebbe una svolta di sistema: non solo per la diversificazione delle supply chain militari, ma anche per l’eventuale creazione di un ecosistema industriale sovrano europeo nell’ambito dell’autonomia tecnologica nel settore unmanned.
Tra geopolitica, diritto industriale e sicurezza strategica
La possibile collaborazione tra Renault e il governo francese pone interrogativi anche sul piano giuridico e regolatorio. Come sarà inquadrata un’eventuale produzione militare da parte di un’azienda automobilistica? Quali saranno le implicazioni in termini di trasferimento tecnologico, controllo delle esportazioni e accountability?
Inoltre, la dimensione geopolitica è cruciale: l’eventuale coinvolgimento diretto di un’azienda francese nella produzione di armamenti destinati a un paese in guerra potrebbe generare ricadute diplomatiche, soprattutto rispetto al ruolo della Francia nei negoziati di pace e alla sua posizione nell’Unione Europea.
Renault: dal motore alla propulsione tattica?
Renault, pur non avendo storicamente operato nel settore aerospaziale o della difesa, dispone di un know-how avanzato in robotica, elettrificazione, sensoristica, AI e sistemi di controllo embedded, elementi chiave anche nella progettazione di droni moderni. In un contesto dove le tecnologie civili diventano rapidamente dual-use, il salto non sarebbe né tecnicamente impossibile né economicamente irrazionale.
L’esperienza del gruppo in produzione modulare su larga scala, logistica avanzata e ottimizzazione dei costi potrebbe offrire un vantaggio competitivo per una produzione rapida, scalabile e a costi contenuti, obiettivo chiave nel quadro delle forniture militari.
Verso una nuova manifattura della sicurezza europea?
Il caso Renault è emblematico di una tendenza più ampia: il ridisegno della filiera della difesa europea alla luce delle sfide globali e delle necessità imposte dalla guerra in Ucraina. L’Europa sembra voler ridurre la dipendenza da fornitori esterni (in particolare USA, Israele e Cina), sviluppando capacità autonome, interoperabili e industrialmente integrate.
La sfida è enorme: coniugare competitività industriale, sovranità tecnologica e responsabilità etica. Ma la direzione è tracciata. E il coinvolgimento di Renault potrebbe diventare un precedente rilevante nel rapporto tra industria manifatturiera, tecnologia civile e sicurezza europea.