Roma, 14/12/2024
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Euro 7: per Acea Auto tanta spesa e poca resa. Rischi per il rinnovo del parco auto

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L’associazione che riunisce e rappresenta i costruttori automobilistici europei esprime il proprio scetticismo sull’Euro 7, con lo standard UE che potrebbe limitare il rinnovo del parco auto

L’Euro 7 potrebbe essere il canto del cigno dei motori tradizionali? Lo standard proposto dall’UE valido per le vetture a benzina e diesel (ma anche per quelle ibride ed elettriche, in termini di emissioni di particolato da pneumatici e freni, nonché durata della batteria) sta generando non poche discussioni ed alzate di sopracciglio. Ed in particolare da parte dei diretti interessati di queste nuove specifiche per le auto in circolazione, ovvero i costruttori.

I costruttori europei scettici sull’Euro 7

Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis ha dichiarato mesi fa che l’Euro 7 avrebbe distolto risorse in termini di ricerca e sviluppo che l’industria automobilistica sta mettendo sul piatto dell’elettrico. Il tutto mentre la Cina con questa tecnologia sta andando a passo di carica. Anche Luca Di Meo, AD di Renault, ha spiegato che questo standard potrebbe comportare un costo che finirebbe poi sul groppone di chi compra un veicolo.

Di Meo è anche a capo dell’Acea, l’associazione che riunisce i maggiori costruttori automobilistici europei. Proprio quest’ultima nelle ultime settimane ha lanciato un vero e proprio allarme riguardo l’Euro 7 durante una recente audizione al Parlamento UE. Secondo la sigla dei marchi europei lo standard UE garantirà alle vetture dei benefici ambientali tutto sommato minimi. Pesando invece sul portafoglio dei consumatori come aveva detto Di Meo.

La questione del ricambio del parco auto nell’UE

Lo standard, va detto, entrerebbe in vigore dal primo luglio 2025 nel territorio dell’Unione. Fino a quella data le nuove vetture immatricolate nell’UE sono tenute a rispettare le attuali normative sull’Euro 6d, entrate a regime dallo scorso anno. Il regolamento Euro 7, va chiarito, ad oggi rimane una proposta della Commissione Europea, e necessita di essere approvato. Il punto comunque è che le auto Euro 6 e quelle al di sotto di questo standard, anche dopo la scadenza del luglio 2025, potranno continuare a circolare (quelle da 0 a 5 sconteranno ovviamente le limitazioni imposte a livello cittadino o regionale, come blocchi del traffico o zone ZTL).

Da Transport & Environment, che riunisce realtà ed associazioni che si occupano di trasporto sostenibile, si è parlato in merito all’Euro 7 di “green washing“. In particolare per il fatto che sino allo stop alla vendita di nuove auto con motore termico nell’UE previsto nel 2035 queste ultime continueranno ad essere vendute e a restare sulle strade per gli anni a venire, impedendo il ricambio del parco vetture circolanti nel territorio comunitario. “È quindi fondamentale che il Parlamento europeo rafforzi questi standard incredibilmente deboli o che semplicemente li respinga“, sostengono da T&E.

A causa dell’Euro 7 il prezzo medio delle auto salirebbe di 2.000 euro

Altra questione che rallenterebbe il rinnovo del parco auto inquinanti, e che tocca invece il ricambio tra gli standard precedenti e il nuovo Euro 7, riguarda il costo delle vetture. Dall’Acea infatti si stima un rialzo del prezzo medio dei veicoli di 2.000 euro. Il rischio paventato è che gli automobilisti si ritroverebbero costretti a prolungare l’esistenza delle loro auto con standard precedenti.

E questo mentre i costruttori, spiegano, devono affrontare una massa di nuovi regolamenti comunitari per poter rendere meno impattante la loro industria. La direttrice generale di Acea Sigrid de Vries non ha messo in dubbio la legittimità delle misure per la transizione verde, ma ha affermato che è necessario al tempo stesso che l’UE possa proporre una legislazione non barocca, coerente, realizzabile. Che possa insomma competere in una economia globale dove ci sono concorrenti con il coltello tra i denti.

Di Meo durante l’audizione al Parlamento UE aveva infatti messo in guardia sul fatto che l’industria automobilistica europea stesse perdendo terreno nella corsa tecnologica. In un contesto in cui gli incentivi all’acquisto di BEV frenano quando Cina (anche se di recente è stato impresso uno stop dall’autorità governativa) e Stati Uniti stanno sovvenzionando il comparto dei veicoli elettrici.

I benefici minimi dell’Euro 7

Per Acea l’Euro 7 è perciò una complicazione che mette in croce il comparto europeo. Ciò renderà più incerte le decisioni chiave che i costruttori dovranno intraprendere senza che ci possano essere benefici tangibili rispetto alle attuali misure. Per de Vries è sufficiente infatti lo standard Euro 6, perché tra questo e la diffusione dei veicoli elettrici si possono ridurre dell’80% rispetto al 2020 le emissioni di ossido di azoto (NOx) entro il 2035.

Invece, secondo le stime dell’associazione, l’Euro 7 riguarderà solo il 10% delle auto che circoleranno sulle strade dell’Unione Europea nel 2035 e le emissioni nocive invece verranno ridotte solo del 4%.

Il capo dell’Acea ribadisce la necessità di proseguire con il rinnovamento del parco mezzi che circola sulle strade. “Per la qualità dell’aria – ha aggiunto -, ci si dovrebbe concentrare sulle grandi aree urbane, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. Il nostro messaggio ai responsabili politici dell’UE è che si può migliorare la qualità dell’aria e ridurre l’impatto sul clima mantenendo allo stesso tempo la competitività del comparto. L’industria automobilistica europea è pronta a lavorare insieme alle istituzioni per trovare le strade migliori per raggiungere questi obiettivi”.

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