Roma, 05/12/2024
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Detriti spaziali, l’ESA e i maggiori produttori europei di satelliti per azzerarli

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L’Agenzia Spaziale Europea e le maggiori aziende del settore aerospaziale hanno lanciato il progetto di una carta, la Zero Debris Charter, che punta ad azzerare nel prossimo futuro la produzione di detriti spaziali nell’orbita bassa terrestre

Dal lancio del primo satellite artificiale avvenuto nel 1957, ovvero lo Sputnik, si è accumulata una quantità abnorme non solo di oggetti in orbita, ma anche di detriti spaziali. In pratica, spazzatura cosmica che circonda il nostro pianeta, con parti anche piccolissime ma potenzialmente pericolose (ad esempio per i satelliti, telescopi come l’Hubble centrato in una sua antenna da un oggetto di un centimetro di diametro nel 1993, o per la Stazione Spaziale Internazionale, per quanto essa sia protetta da sistemi ad hoc).

Detriti spaziali, i dati dello Space Debris Office

Secondo lo Space Debris Office dell’Agenzia Spaziale Europea, con i 6.370 lanci in orbita avvenuti dallo Sputnik ai tempi più recenti si sono anche formati, a causa di imprevisti come collisioni o esplosioni ben 36.500 detriti che superano i 10 cm, un milione da 1 a 10 cm, sino poi ad arrivare a ben 130 milioni di piccole parti vaganti tra il millimetro ed il centimetro. Potenzialmente un problema per i 9.790 satelliti tutt’ora in orbita, di cui 7.200 ad oggi funzionanti.

Il rischio è che si realizzi lo scenario infausto ipotizzato dalla cosiddetta sindrome di Kessler, ovvero che la mole di rifiuti spaziali in orbita bassa possa essere tale che le collisioni diventino una consuetudine (creando a loro volta ulteriori detriti), e non un fatto eccezionale. Sino al rischio che una qualsiasi missione o lancio si trasformi in una impresa fattivamente impossibile.

Il rating dei lanci spaziali e la Zero Debris Charter

Per questo motivo di recente l’ESA, assieme ad altre realtà tra cui il MIT Media Lab ed il World Economic Forum ha dato il via al progetto di una classificazione della sostenibilità dei lanci spaziali. Uno strumento affinato inizialmente dal Global Future Council on Space del WEF, ma suscettibile di ulteriori perfezionamenti.

Ma non basta perché la stessa Agenzia Spaziale Europea sta lavorando ad una carta per rifiuti spaziali zero. La Zero Debris Charter, annunciata dal direttore generale dell’ESA Josef Aschbacher e i vertici dei partner, sarà messo a punto assieme ad importanti aziende del settore. In particolare, parliamo di Airbus Defence and Space, Thales Alenia Space e Ohb.

Gli obiettivi della carta

Il progetto è stato anticipato nelle sue linee generali nel corso del Paris Air Show che si è tenuto la scorsa settimana all’aeroporto di Le Bourget. L’obiettivo fondante della carta sarà quello di prevenire la formazione di spazzatura nell’orbita bassa della Terra. E quindi, fare in modo che non si creino più detriti dalle operazioni spaziali.

Jean-Marc Nasr, responsabile dei sistemi spaziali di Airbus Defence and Space, ha addirittura ammesso che la presenza di rifiuti nell’orbita terrestre e la congestione di alcune rotte orbitali lo tiene sveglio la notte.

Pur non essendo vincolante, la carta potrebbe essere in futuro implementata in normative e regolamenti, come auspicano i fondatori di questo progetto. Secondo Aschbacher tutto coloro che sottoscriveranno entro il 2030 la Zero Debris Charter dovranno impegnarsi a far uscire dall’orbita i loro satelliti una volta esaurito il loro ciclo vitale. In alternativa, saranno chiamati a stipulare contratti con società terze per la rimozione dei rifiuti prodotti.

Entro la fine dell’anno l’ESA e i suoi partner definiranno con precisione i dettagli precisi che saranno l’architrave della Zero Debris Charter.

Immagine di Copertina: Foto di SpaceX su Unsplash

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