Roma, 13/05/2024
Roma, 13/05/2024

Le auto connesse comportano problemi nella mole di dati condivisi in rete?

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L’avanzamento della tecnologia renderà le auto sempre più connesse, ma sapremo gestire una mole di dati caricati sulla rete che sarà sempre più ingente?

Le auto sono sempre più connesse e muovono quantità di dati che saranno ulteriormente più consistenti con l’avanzare della tecnologia: nell’epoca dell’Internet delle Cose, anche le vetture sono inserite in un ecosistema digitale dove passano terabyte di dati, e sarà sempre più così con il progredire della mobilità elettrica ed autonoma.

Le auto sono sempre più dipendenti dalla rete e dalle informazioni scambiate online

Tanta sofisticazione comporta però dei rovesci della medaglia. Abbiamo parlato dei rischi legati alla sicurezza informatica delle colonnine di ricarica diffondendosi poi al resto della vettura, ma anche queste ultime possono comportare un aspetto critico, non tanto in termini di sicurezza (almeno non direttamente), quanto nel consumo della rete con la quantità dei dati scambiati online.

Oggigiorno le auto di tipo smart presentano ben 200 sensori di bordo impegnati a monitorare un po’ di tutto, sia le funzioni essenziali come lo stato e la temperatura del motore sia quanto avviene all’esterno, per non parlare poi di assistenti digitali, servizi ADAS e via dicendo, anche se siamo agli albori della guida autonoma con funzionalità in generale molto limitate. Ovvio comunque che la spia dell’olio consumi meno dati di una telecamera 4K, quest’ultima una tecnologia sempre più implementata nei modelli delle vetture, non solo i segmenti premium.

Verso un eccesso di dati che satureranno le reti?

Quali possono essere le conseguenze per la rete? Il rischio sullo sfondo è il sovraccarico di internet.

Si parla di un ipotetico minimo di 0,383 terabyte attuali per un’auto con una connessione base sino ad un massimo di 450 TB giornalieri per i taxi robot autonomi, forse più vicini di quanto immaginiamo. In un’auto ad alta tecnologia, combinando il lavoro di radar, LiDAR, GPS e così via, si potrebbero generare tra 1,4 TB e 19 TB all’ora. Negli USA si stima che un conducente passi alla guida 17.600 minuti all’anno: se ognuno guidasse un veicolo sofisticato come quelli (semi)autonomi, si potrebbero generare dai 380 ai 5.100 TB annui per mezzo.

Una quantità notevole di dati, insomma, e sarà necessario avere una larghezza di banda wireless sufficiente per le vetture, che generano un traffico sia verso la rete (il sistema V2G) che tra i veicoli, le infrastrutture (e in questo caso è preferibile che non ci siano rallentamenti nella comunicazione di dati: pensiamo alle strade smart e alle informazioni in caso di incidenti) e così via (e infatti si parla di Vehicle-To-Everything, V2X, tramite tecnologie WLAN o LTE).

La questione dell’archiviazione dei dati

Altro problema è l’archiviazione dei dati: al momento la capacità totale a livello globale è pari a 8 zettabyte, ma entro il 2025 si salirà a quota 16; a loro volta, le auto stando a quanto riportato già nel 2017 dall’Automotive Edge Computing Consortium potrebbero produrre sino a 10 exabyte al mese, mille volte in più rispetto agli attuali volumi generati. Con un ritmo del genere in circa due anni si esauriranno i famosi 8 ZB.

Le case automobilistiche però offrono una via d’uscita, visto che non tutti i dati saranno ritenuti essenziale da caricare, ma solo una parte, oltre al fatto che le leggi sulla privacy, pur variando da Paese a Paese, non permetterebbero la condivisione con i costruttori ed i produttori di alcuni dati sensibili. La questione, comunque, resta un nodo da sciogliere.

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