Roma, 07/10/2024
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L’automotive continuerà a usare i metalli PGM ancora a lungo

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I metalli necessari per la costruzione dei mezzi endotermici continueranno a essere richiesti ancora per vent’anni. I metalli PGM sono ancora un mercato in crescita

La transizione ecologica è un tema sempre più urgente e, malgrado i risultati raggiunti, sappiamo che in ogni caso i veicoli ICE continueranno inevitabilmente a circolare anche oltre il limite della vendita di auto e furgoni a motore termico. E così anche i metalli cosiddetti PGM, ovvero i Platinum Group Metals, gruppo che include platino, palladio, rodio, rutenio, osmio e iridio, conosceranno una domanda sempre maggiore, insieme al litio. Sono metalli utilizzati come autocatalizzatori nei convertitori e negli impianti di scarico, e che in sostanza sono fondamentali per le automobili a impianto endotermico. Secondo uno studio elaborato da KGP Powertrain Intelligence continueranno a essere molto richiesti ancora nel 2040, anche se questi mezzi non saranno più venduti in Unione Europea a partire dal 2035.

Le previsioni della domanda di PGM (Fonte: Visual Capitalist)

Quali sono i settori che usano di più i Platinum Group Metals

Quello automobilistico non è l’unico settore che li richiede, ma è sicuramente quello con la domanda più importante. Gli autocatalizzatori, infatti, corrispondono al 60% degli usi finali dei metalli del gruppo platino. Subito dopo, ma con soltanto una percentuale del 10%, c’è il settore chimico. Poi la gioielleria (9%) e l’elettronica (7%). Ma i Platinum Group Metals sono anche utilizzati per i medicinali antitumorali.

Perché continueremo ancora a cercarli

Secondo alcuni studi passati, la richiesta di PGM doveva diminuire con l’avvento dei veicoli elettrici, che essendo alimentati in maniera diversa non richiedono un così largo impiego di questi materiali. La produzione e vendita di EV, però, non hanno rispettato le previsioni per ragioni legate alle risorse, ai costi e ad investimenti lungimiranti in infrastrutture.

Per quanto riguarda le risorse, la domanda di materiali grezzi necessari per le batterie degli EV come litio, nickel, cobalto e rame sta superando l’offerta. Anche se oggi si sta cercando di risolvere questo problema aumentando la capacità produttiva e tramite sistemi di riciclo, in futuro la richiesta di questi altri materiali necessari per la produzione delle batterie passerà dal 10-20% attuale della domanda complessiva a più dell’80% nel 2030. Un dato che sicuramente fa riflettere su come il passaggio dall’endotermico all’elettrico richieda uno spostamento nel mercato dei metalli e dei materiali grezzi da un determinato tipo di sostanze (come i PGM) a un altro.

L’aspetto infrastrutturale riguarda la produzione e gestione energetica e la ricarica. C’è sicuramente la necessità per il futuro di spendere molto per potenziare il rinnovabile e il settore dei carburanti a basse emissioni carboniche (tra questi l’idrogeno): si parla di investimenti tra i 400 e i 1600 miliardi di dollari già solo per la generazione. Secondo KGP, la domanda di energia crescerà di 2,5 volte rispetto allo scorso decennio.

La ricarica è un altro paio di maniche: le infrastrutture richiederanno investimenti sempre più consistenti per rendere sempre più attraente il settore della mobilità elettrica, garantendo la diffusione capillare della già presente tecnologia di ricarica veloce a prezzi più contenuti possibile.

Dove si trovano i PGM nel mondo

La pandemia ha dimostrato che è sempre più importante sviluppare nuovi depositi in grado di rispondere alla domanda locale di qualsiasi materiale, inclusi i metalli del gruppo platino. Resta comunque il fatto che questi sono prodotti principalmente in alcune parti del mondo, e come spesso accade queste non sono particolarmente stabili a livello politico.

L’80% della produzione globale si trova infatti tra Africa e Russia. In particolare, il Sudafrica è il principale mercato di riferimento (54%), seguito da Russia (26,9%), Zimbabwe (7%), Canada (6,3%) e Stati Uniti (4,2%).

Già lo scorso mese Citigroup, la multinazionale americana di banche di investimento, aveva avvertito i propri clienti del rischio che diminuissero le esportazioni russe di metalli del gruppo platino, portando a un aumento dei loro costi. Un effetto delle sempre crescenti sanzioni legate al conflitto in Ucraina, ampiamente criticato dall’Occidente.

Se, quindi, il mondo si sta sempre più muovendo verso la sostenibilità ambientale, bisognerà anche pensare a quella produttiva. Ciò significa che bisognerà agire per venire incontro alla crescente richiesta sia di metalli del gruppo platino che di materiali per le batterie dei mezzi elettrici. E bisognerà farlo con molta attenzione anche agli equilibri politici e socioeconomici.

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