Roma, 14/05/2024
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Estrazione del litio, luci e ombre sulla sostenibilità

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Con l’impennata della domanda di veicoli elettrici e di soluzioni pulite per l’accumulo dell’energia, c’è un Paese che risponde: l’Australia che, con più della metà del volume di estrazione di litio mondiale, contribuisce al raggiungimento dell’indipendenza dal fossile, ma sarà sostenibile?

Il carbonato di litio è oggi una delle materie prime più ricercate nell’ambito delle nuove tecnologie: attualmente il suo prezzo si aggira attorno ai 76mila euro a tonnellata. Il motivo è semplice: le batterie al litio sono sempre più utilizzate in vari ambiti, incluso quello della mobilità sostenibile.

Tant’è che, se il mondo si adeguerà ai trattati ambientali, si parla di un aumento della domanda di ben 40 volte. Ma se da un lato emerge la necessità di raggiungere gli obiettivi ambientali che la Comunità internazionale si è prefissata, dall’altro alcuni si chiedono se estrarre il litio sia davvero sostenibile.

Le batterie al litio, protagoniste delle tecnologie del futuro

Se non ci fossero le batterie al litio molto di ciò che conosciamo oggi non potrebbe esistere – primo tra tutti lo smartphone. Ma anche i sempre più richiesti veicoli elettrici, che vengono appunto alimentati da esse. Il litio è una componente strettamente necessaria per la loro creazione e ha una storia particolare: quella di un metallo che fino al 2007 era richiesto soltanto da una piccola parte dell’industria.

Con la nascita delle batterie al litio, però, il suo destino è cambiato, e così i Paesi che avevano (letteralmente) montagne di litio da sfruttare hanno trovato un nuovo business. Questo cambiamento, però, rivela delle insidie. Prima tra tutte la difficoltà nello smaltimento delle batterie.

L’importanza del riciclo: un obiettivo per il futuro

Oggi l’Australia, riconosciuta come la leader mondiale nell’estrazione del litio – con oltre il 50% del volume totale, secondo i dati IEAricicla soltanto il 10% delle sue batterie. Un numero esiguo che rischia di creare un problema di sostenibilità sul lungo periodo.

Se i veicoli elettrici possono cambiare il nostro modo di muoverci e ridurre le emissioni, non è infatti possibile pensare che a fine vita possano trasformarsi in un’altra fonte di inquinamento. “Se non ci occupiamo di questo, avremo un grande problema in un futuro non troppo distante” – ha spiegato Libby Chaplin, l’amministratrice delegata del Battery Stewardship Council – ovvero “montagne di batterie di veicoli elettrici”. Anche per questa ragione l’Unione europea ha introdotto una direttiva per usare almeno il 4% di litio riciclato nelle nuove batterie prodotte.

Un affare, quello del riciclo, che si pensa valga più di 3 miliardi di dollari. E se il litio costituisce soltanto l’1% della batteria di un’auto elettrica, buona parte – alcuni più, alcuni meno – dei materiali restanti sono recuperabili. Incluso il cobalto che, insieme a litio e grafite, è tra i materiali di più difficile (seppur possibile) riciclo, e il cui impatto ambientale è davvero pesante. Non da meno, la sua produzione è spesso legata allo sfruttamento della manodopera della Repubblica Democratica del Congo.

Il problema dell’estrazione del litio nel mondo

Chiaramente, però, non si può rispondere alla crescente domanda di litio soltanto con il riciclo delle batterie. E proprio per questo emerge il problema dell’estrazione con tutte le sue criticità. Il litio, al contrario di quanto a volte si dica, è un minerale piuttosto comune, “che si trova un po’ ovunque, ma che non ci siamo preoccupati di estrarre in passato”, come spiega il professor Gavin Mudd del Mineral Policy Institute.

Oggi il litio viene estratto principalmente in Australia, che con le sue 4 miniere occidentali (con altre 2 in preparazione) copre più della metà della domanda mondiale. Seguono Cile e Cina, anche se il futuro del litio del Sud America potrebbe essere particolarmente florido.

Si parla già infatti di un possibile “triangolo del litio” sudamericano, che coinvolgerebbe Cile, Argentina e Bolivia. Queste aree, però, hanno paesaggi abbastanza giovani, e il litio si trova nelle incrostazioni alla base dei laghi salati. L’estrazione in questi posti richiede un grande sforzo energetico, perché viene effettuata attraverso la rimozione dell’acqua dal lago per poi attendere l’evaporazione di quella rimanente. Dopodiché si attende ancora, fino a quando le concentrazioni di litio hanno raggiunto le 6000 parti per milione e, anche una volta estratto, il litio deve ancora essere trasformato per essere reso utile.

L’Australia, invece, presenta altri tipi di insidie. La sua miniera più grande, Greenbushes, è la prima al mondo per dimensioni: è lunga 2,6 chilometri, larga uno e profonda 455 metri (si potrebbe inserire un grattacielo al suo interno senza grossi problemi). Il suo litio fa parte di un panorama geologico più antico, ed è contenuto in una roccia che va frantumata, lasciando cicatrici di miniere a cielo aperto nel territorio e facendo volare polveri che viaggiano attraverso acqua e vento e contaminano l’aria che respira la popolazione locale.

I progetti per rendere le miniere australiane più sostenibili

 Esistono diversi progetti dediti alla trasformazione delle miniere australiane in operazioni più sostenibili. Uno dei modi per limitare i danni causati dall’estrazione di litio (si parla di 10 milioni di tonnellate di CO2 che saranno emesse entro il 2030) è quello di costruire raffinerie vicino ai punti di estrazione. In questo modo si risparmierebbe sul trasporto. Altre proposte, invece, si ispirano all’esempio del settore dell’estrazione dell’oro in Canada, dove gli impianti vengono elettrificati con energia rinnovabile.

Anche avvicinare i punti di raffinazione, però, ha le sue criticità ambientali. I rifiuti causati da questi processi, infatti, sono particolarmente pericolosi per l’ambiente e devono essere monitorati per evitare disastri ambientali. In casi come quello australiano, poi, ci sono anche dei fattori metereologici di cui si dovrebbe tenere conto: uno tra questi è l’ecosistema tropicale, con rischi frequenti di forti piogge e persino cicloni. Una serie di fattori ambientali che potrebbero causare il caos ed enormi incidenti ambientali se associati alle miniere.

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