Roma, 29/04/2024
Roma, 29/04/2024

Bologna prima Città 30 km/h d’Italia. Intervista all’assessora per la nuova mobilità Valentina Orioli

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Al via il ripensamento dello spazio pubblico del capoluogo emiliano per sostenere un nuovo modo di vivere la città: che cos’è la Città 30 e le dichiarazioni dell’assessora per la Nuova mobilità e le Infrastrutture del Comune di Bologna Valentina Orioli rilasciate a Mobilità Futura

A Bologna si sono iniziati a preparare i cartelli, la vernice per la segnaletica orizzontale, i dossi rallentatori. Il 1° luglio 2023, la città metropolitana introduce il limite di velocità di 30 km/h sul 70% delle strade cittadine. Percentuale che sale a quasi il 90% se si considera solo la parte più abitata della città. Un’innovazione che ricalca un percorso già testato in altre parti d’Europa – come Parigi e Berlino – con l’obiettivo di ridare lo spazio alle persone.

Cos’è una Città 30?

La decisione della giunta cittadina consiste nella limitazione della velocità massima consentita, finora fissata a 50 km/h nelle strade urbane, a 30 km/h. Nel caso specifico di Bologna, saranno coinvolte tutte le tratte tranne un centinaio di vie, piazze e rotonde. Ecco la mappa interattiva del cambiamento messa a disposizione dall’amministrazione sul sito dedicato bolognacitta30.it.

Degno di nota è il fatto che le radiali principali che portano fuori città, ovvero via Andrea Costa, via Massarenti, via Mazzini, via Murri, via Saffi, via San Donato, via San Mamolo, via Saragozza e quasi tutta via Zanardi avranno un rinnovato limite di 30 km/h. Saranno poi pedonalizzate 5 aree scolastiche (via Populonia, via Perti, via di Vincenzo, giardino Guido Rossa e largo Brescia), saranno rifatte banchine stradali, realizzate nuove rotatorie e riqualificati alcuni incroci.

I tempi e gli obiettivi della transizione. “Dovrebbe essere legge nazionale”

Coloro che verranno fermati a Bologna, prima città 30 km/h, con una velocità superiore a quella consentita, saranno soltanto redarguiti fino al primo gennaio 2024, quando arriveranno sanzioni salate con controlli della Polizia locale e nuovi autovelox. Infatti, dal 1° luglio inizierà invece una fase di transizione che durerà fino a fine 2023 per permettere alla cittadinanza di abituarsi alle nuove regole e all’amministrazione di preparare la segnaletica verticale e orizzontale volta al rispetto delle norme. Si prevede infatti la predisposizione di 500 cartelli, 300 bolloni sulla strada, ma anche l’organizzazione di corsi di guida sicura necessari per preparare i cittadini a questa ‘rivoluzione culturale urbana’.

Secondo il sindaco Matteo Lepore questa nuova regolamentazione del traffico cittadino dovrebbe essere una “legge nazionale”. Ragione principale – a parte il miglioramento della qualità dell’aria, la promozione del trasporto pubblico intermodale e degli ideali della città dei 15 minuti –  è l’aumento dei livelli di sicurezza stradale in città.

“L’obiettivo è morti zero sulle strade – ha spiegato il primo cittadino – Vogliamo dare un segnale forte a livello nazionale. Rallentare le auto significa dare più spazio alle persone e restituire tempo alle loro vite”. Un investimento che richiederà uno sforzo di 24 milioni di euro che mettiamo per rendere più sicure le strade”, che si aggiungono ai 35 milioni che saranno usati per sei parchi urbani. In realtà Bologna aveva già iniziato il suo percorso di realizzazione di una città a bassa velocità nel 1989, con un’amministrazione che aveva avuto una certa lungimiranza in tal senso. “Oggi un terzo di Bologna è già zona 30 e in quelle aree è migliorata la vita dei cittadini – ha concluso Lepore. Adesso chiudiamo il cerchio”.

L’intervista all’assessora nuova mobilità e infrastrutture Valentina Orioli

Bologna fa parte delle 100 città selezionate in tutta l’Unione europea per la Cities Mission al 2030 finanziata dal programma Horizon (tra cui c’è anche Milano, altra candidata a diventare Città30). Come si inserisce questa iniziativa negli obiettivi di neutralità climatica delle smart city entro il 2030?

“Io credo che la Città30 vada vista come un contenitore, come un meccanismo attivatore che rende possibile operare una trasformazione del tessuto cittadino contribuendo anche agli obiettivi di neutralità climatica sia in modo diretto che, principalmente, in modo indiretto.

Da un lato, infatti, una velocità più costante, con meno frenate e meno accelerazioni, diminuisce le emissioni inquinanti non solo del motore, ma anche delle particelle rilasciate nell’atmosfera da pneumatici e meccanismi frenanti. Dall’altro, la Città30 modifica lo spazio urbano attraverso interventi di promozione della mobilità attiva, della pedonalità, della ciclabilità e di un uso trasformativo dello spazio pubblico che porta ad un mutamento degli stili di vita in un senso certamente più in armonia con l’ambiente. Non è un caso che alla Città30 affiancheremo presto il progetto dell’Impronta Verde che prevede di riarmonizzare la relazione e l’equilibrio tra la parte urbana e la natura circostante”. 

Cambierà certamente il modo di muoversi in città: cosa sta facendo l’amministrazione per favorire l’abbandono dell’auto privata? Come intendete incentivare il passaggio alla mobilità attiva e all’utilizzo del trasporto pubblico locale?

“La mobilità attiva è incentivata sia attraverso zone pedonali che piste ciclabili, ricordo che il Comune di Bologna ha un servizio di bike-sharing che funziona molto bene e, da dopo la pandemia, assistiamo ogni anno ad un incremento dell’uso della bici in città del 10% annuo. Inoltre stiamo lavorando a opere importanti come la rete tranviaria, articolata su più linee, di cui la Linea Rossa vedrà la luce per prima, nel 2026.

In generale Bologna sta ripensando tutto il suo sistema urbano, al modo di vivere lo spazio pubblico, al ruolo del verde rispetto alla città per ricreare un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente. La mobilità è un elemento cruciale di questo progetto perché vogliamo lasciare ai bolognesi e alle bolognesi una città più pulita, più silenziosa e più a misura d’uomo garantendo un migliore utilizzo dell spazio pubblico, una mobilità più attiva e accesso e circolazione per tutti in città. Bologna è una città metropolitana da un milione di abitanti e dobbiamo pensarci come un territorio di area vasta e allargata che comprende tutti i comuni.

Per questo l’accesso e la mobilità devono essere garantiti a tutti: agli abitanti, ai residenti e ai city users perché Bologna è una città che continua ad attrarre”.

Pensa che la cittadinanza sia pronta al cambiamento? Qual è la risposta che il progetto sta raccogliendo prima del suo avvio? C’è timore o entusiasmo da parte dei residenti?

“Abbiamo lanciato un questionario attraverso il sito bolognacitta30.it che ha raccolto più di 1000 adesioni in pochi giorni, si tratta di un questionario a cui si deve dedicare un minimo di tempo con 30 domande, eppure in tanti hanno deciso di partecipare per dire la loro, segno di un generale entusiasmo nei confronti dei progetti.

Naturalmente ci sono anche gli scettici, come è normale e giusto che sia, e il nostro compito in questi sei mesi di accompagnamento è proprio quello di fargli vedere tutti i vantaggi di una Città30 che corrisponde, nell’esperienza pratica di chi si sposta in auto, pochi secondi in più sui tempi di percorrenza, secondo gli studi effettuati e dati delle altre Città30 in Europa”.

Quello di Bologna potrebbe diventare un modello di riferimento per il resto dell’Italia: è possibile la creazione di reti di città 30 nel nostro Paese?

L’assessora Orioli, il consigliere nazionale FIAB Polverini ed il sindaco Lepore alla presentazione della proposta di legge città 30 a maggio a Bologna (MobilitARS)

“Sarebbe auspicabile avere una normativa nazionale innanzitutto per portare il nostro Paese a livello di altre realtà europee che hanno già ampiamente adottato la misura, dimostrando che porta vantaggi indiscutibili. E poi per avere una maggiore omogeneità di comportamenti e di regole su tutto il territorio nazionale, più in accordo con i mutamenti a livello urbano, sia dal punto di vista della mobilità che delle esigenze di qualità di vita.

Come città, in effetti, abbiamo appoggiato la proposta di legge sulle Città30, presentata da un gruppo di associazioni coordinate da Legambiente: la proposta mira a invertire il rapporto fra regola ed eccezione rispetto ai limiti di velocità urbani, trasformando cioè i 30 km/h nella norma per tutte le strade urbane, salvo solo gli assi di scorrimento veloce a 50 km/h”.

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