Roma, 29/04/2024
Roma, 29/04/2024

L’analisi della filiera della mobilità italiana e l’impatto dell’eMobility sull’occupazione

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Accompagnare la riconversione dell’industria all’elettrico: questo l’obiettivo dell’analisi dell’Osservatorio TEA che raccoglie informazioni e dati sulla filiera della mobilità italiana dopo un monitoraggio di 2500 aziende. E le stime di impatto sull’occupazionale del settore automotive, soprattutto intorno alla sfida del riciclo e della riconversione, della Rome Business School

Uno strumento per capire le esigenze della filiera

“Con questa mole di informazioni e dati mettiamo al servizio delle istituzioni uno strumento senza precedenti per accompagnare la riconversione dell’industria” comunica l’Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive, che ha realizzato la più vasta raccolta di informazioni e dati mai realizzata tra le aziende della filiera italiana della mobilità, dalla componentistica auto alle infrastrutture per i veicoli elettrici.

Il suo scopo è fornire a istituzioni e stakeholder una bussola per costruire politiche industriali e strategie concrete per la mobilità del futuro, fornendo ai decisori politici e all’industria tutte le informazioni necessarie per muoversi consapevolmente “in un comparto in vorticosa evoluzione, dove la competizione è più accesa che mai”, sottolinea Giuseppe Calabrese, dirigente di ricerca dell’Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile (CNR-IRCrES) e responsabile scientifico di TEA. “Basti pensare alla rincorsa di Paesi come la Polonia e l’Ungheria, che si stanno già iniziando ad affermare come importanti poli per la produzione di batterie in Europa”.

Mai come in questo momento di transizione è essenziale disporre di dati e informazioni che rendano un’immagine completa e dettagliata dell’industria, per valutare come e dove intervenire e investire per accelerare la trasformazione dell’ecosistema della mobilità italiano”, ha sottolineato Francesco Zirpoli, direttore dell’Osservatorio TEA e direttore scientifico del Center for Automotive and Mobility Innovation (CAMI) guidato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Di fronte a un trend ineluttabile come quello dell’elettrificazione del drive-train, il tempo di reazione del sistema Paese può essere decisivo”, ha aggiunto il direttore, secondo cui “l’Italia ha tutte le carte in regola per recuperare terreno rispetto a Germania, Francia e Spagna, che stanno correndo molto sull’elettrificazione, ma sarà determinante una programmazione molto attenta, che solo una profonda conoscenza della filiera può rendere possibile”.

Risposte per il futuro della mobilità in Italia

Dopo il monitoraggio di circa 2.500 aziende della filiera auto nazionale, per un totale di quasi 300.000 occupati complessivi, l’Osservatorio ha infatti dato il via alla seconda fase della sua attività di analisi. È partito oggi l’invio alle imprese dei questionari dell’Osservatorio TEA, che avvia un’interazione diretta con le realtà del comparto, volta a conoscere in modo sempre più puntuale lo stato e le prospettive di un’industria essenziale per il Paese.

Grazie all’analisi del portafoglio prodotti delle singole aziende del settore, il monitoraggio TEA aveva già raggiunto un grado di dettaglio particolarmente elevato, stimando nel suo primo report che con azioni mirate i posti di lavoro della filiera italiana potrebbero tornare a crescere entro il 2030, invertendo un calo trentennale. “Attraverso le risposte al questionario sarà possibile ora andare ancora più in profondità, mettendo così a disposizione delle istituzioni uno strumento estremamente potente, tra i più avanzati nelle best practice europee, per poter tracciare politiche di sviluppo sempre più efficaci” , conclude Giuseppe Calabrese.

Automotive: crescita occupazionale del 6% nel 2030

 È invece una ricerca della Rome Business School a offrire una fotografia della prospettiva di impatto occupazionale abilitata dalla conversione all’elettrico del settore automotive italiano. E le stime sono di benefici occupazionali e non solo ambientali: nel 2030, sottolinea lo studio, il settore automobilistico in Italia conterà 296.800 posti di lavoro rispetto ai 280.000 del 2022, con una crescita del 6%.

Questo, però, solamente se saremo in grado di cavalcare l’onda di due sfide in particolare. La prima è quella del riciclo delle componenti, tra cui le batterie, che hanno una vita utile a bordo del veicolo compresa tra i 10 e i 15 anni e potrebbero essere riutilizzate come accumulatori domestici o se ne possono recuperare i materiali. “È molto probabile che il litio che sto utilizzando sulla mia batteria oggi, terminato il suo ciclo completo, fornirà i materiali per la produzione della batteria di mio figlio” commenta Valerio Mancini, direttore del Centro di ricerca della Rome Business School. “A differenza dal carburante fossile e della sua filiera che consumo oggi e che non potrà essere riutilizzato in futuro“.

La seconda sfida riguarda una effettiva riconversione delle piccole e medie imprese che operano nel settore in Italia. Queste ultime, secondo Fabrizio Zucca, esperto di automotive e sostenibilità che ha curato la ricerca, “hanno la capacità e le conoscenze per adattarsi e così mitigare l’impatto del passaggio alla mobilità elettrica”.

E non solo. La ricerca sull’evoluzione del settore automotive in Italia e sull’impatto della mobilità sostenibile su economia e lavoro ha infine indicato che la sola creazione di infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici – che si stima sia di 3,2 milioni di punti di ricarica domestici e 110.000 punti di ricarica pubblici – genererà oltre 4000 nuovi occupati diretti entro il 2030 per le realtà specializzate nella produzione di componenti.

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