Roma, 14/05/2024
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Droni intelligenti che usano linguaggio e comportamenti umani. L’innovazione dalla Cina

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Un gruppo di ricercatori cinesi ha creato dei droni intelligenti utilizzando un algoritmo che consente loro di comunicare con linguaggio umano, oltre ad agire con comportamenti umani

Droni capaci di organizzarsi autonomamente e addirittura capaci di comunicare tra di loro. Questo il progresso a cui pare sono arrivati gli scienziati cinesi, come riporta il South China Morning Post. In particolare parliamo del team della Scuola di Intelligenza Artificiale, Ottica ed Elettronica della Northwestern Polytechnical University, situata nella provincia dello Shaanxi, con una ricerca guidata dal professor Xuelong Li.

Un gruppo di lavoro già al lavoro in precedenza su un laser che consenta ai droni di tipo ODD (Optics-Driven Drones) di poter rimanere più a lungo in volo tramite un sistema di conversione fotoelettrica, tecnologia utile in caso di complesse operazioni di salvataggio, ad esempio.

Droni intelligenti che comunicano in maniera umana

Adesso un ulteriore passo. Gli scienziati cinesi hanno progettato un sistema di comunicazione tra sciami di droni che supera quello tradizionale basato sui comportamenti come quelli di api e formiche. In questo caso i dispositivi si interfacciano tra loro con modelli di tipo umano.

Una specie di chat di gruppo con interazioni che sfruttano “grandi modelli linguistici come ChatGPT”, riporta il South China Morning Post. Consentendo al tempo stesso ai ricercatori di poter studiare meglio il comportamento dei droni.

L’esperimento in cui i droni si sono organizzati per cercare autonomamente un mazzo di chiavi

Gli scienziati hanno svolto a tal proposito un esperimento, andato a buon fine, in cui una pattuglia di cinque droni ha localizzato un mazzo di chiavi in un parco all’aperto. Il tutto sfruttando una interazione “simile a quella umana”, oltre ad avere “una consapevolezza proattiva dell’ambiente circostante” e un controllo autonomo delle proprie funzioni, ad esempio lo sciame dei droni che riesce “a regolare lo stato del volo in tempo reale basandosi sul feedback ambientale”.

Nell’esperimento i dispositivi si sono divisi autonomamente i compiti. Partendo dall’input di ricerca delle chiavi dato dal ricercatore umano, tre droni si sono offerti in maniera volontaria per trovarle. Gli altri due hanno comunicato al resto della pattuglia che potevano recuperarle, essendo dotati di appendici tipo pinze.

Inoltre i velivoli hanno realizzato una mappa in tempo reale (seppure semplificata) per agevolare il loro lavoro, coordinandosi tra di loro.

Una volta terminata la missione, i droni hanno condiviso l’immagine delle chiavi con l’utente che ha dato il via alla missione. L’intervento umano si è limitato solo alla richiesta di trovare le chiavi: il resto del lavoro e la divisione dei compiti è stato gestito in piena autonomia tra i velivoli.

La tecnologia alla base dei droni “umani”

Com’è stato possibile arrivare ad una interazione umana tra questi droni? I ricercatori hanno utilizzato “un grande modello linguistico cinese open source chiamato InternLM”. Si tratta di un software basato su un modello preaddestrato che mira alla comprensione e alla riproduzione del linguaggio umano e delle interazioni associate.

I droni inoltre, come abbiamo visto, grazie ai molteplici sensori e algoritmi per la ricerca a bassa quota, percepiscono l’ambiente circostante e tramite un sistema di evitamento dinamico degli ostacoli scansano gli imprevisti. E raccolgono nel frattempo dati per migliorare la loro esperienza nell’eseguire i compiti. In pratica, ciò che potrebbe essere definita come consapevolezza ambientale proattiva. E che può essere utile ad esempio in compiti logistici, nei pattugliamenti di sicurezza o salvataggio in caso di calamità naturale.

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