Roma, 16/05/2024
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Gli EV cinesi conquistano gli europei. Quando la politica non basta

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La Cina cresce a dismisura nel settore automobilistico – ben più di USA e UE – ma non solo. Gli EV cinesi conquistano gli europei grazie ai loro design ricercati e prezzi accessibili

Un mercato sempre più difficile, quello dei veicoli elettrici. Ma non per le compagnie automobilistiche cinesi. Gli automobilisti europei, infatti, sono sempre più affascinati dai veicoli pensati e prodotti in Cina.

Prima di tutto, perché l’Europa piace alla Cina

C’è da dire che questo rapporto d’amore è ricambiato. I produttori cinesi amano molto l’UE, dove finora i dazi sulle importazioni di auto sono stati del 10%. Una bella differenza rispetto al 27,5% degli Stati Uniti. Inoltre, l’Europa è il secondo mercato al mondo per le batterie dei veicoli elettrici proprio dopo il gigante rosso.

Perché gli EV cinesi conquistano gli europei

Gli acquirenti in Europa oggi preferiscono di gran lunga gli EV provenienti dalla Cina per una serie di ragioni. La prima è l’aumento del costo della vita, che rende l’idea di comprare una costosa auto occidentale sempre meno allettante. Poi, la possibilità di poter avere con una spesa inferiore un prodotto con più funzioni e con un design più accattivante.

Insomma, ben meno preoccupante è l’idea che le case automobilistiche di questa regione possano andare in crisi e che di conseguenza si perdano posti di lavoro. Oltre che, chiaramente, la questione legata alla sostenibilità ambientale ed economica del modello cinese.

Quali imprese cinesi vendono EV in Europa

MG, un marchio rinato negli ultimi anni grazie a SAIC, è il più grande operatore cinese di veicoli elettrici in Europa. Ma anche BYD, che spopola in tutto il mondo, sta crescendo rapidamente nel vecchio continente. Tra le altre imprese in UE c’è Geely, che possiede la svedese Volvo e una serie di marchi di veicoli elettrici tra cui Polestar, Lynk & Co. e il produttore britannico di auto sportive Lotus. Dietro ancora ci sono una serie di startup, come NIO e Xpeng.

Le loro vendite combinate sono soltanto una piccola parte dei 9,2 milioni di veicoli venduti in Europa ogni anno, ma hanno conquistato la propria fetta del mercato EV a un ritmo sorprendente. Secondo i dati di Schmidt, le case automobilistiche cinesi rappresentano solo il 3% circa del mercato automobilistico complessivo dell’Europa occidentale, ma l’8,4% del mercato dei veicoli elettrici. Una crescita importante rispetto al 6,2% dell’anno scorso, mentre nel 2019 questo dato ammontava a quasi zero.

Il rischio di incoerenza europeo

Com’è ormai noto, la Commissione europea sta agendo proprio per evitare che la competizione sleale cinese possa compromettere il mercato automobilistico europeo. Una scelta legata al fatto che il settore EV in Cina è favorito dalla presenza di grandi sovvenzioni da parte dello stato e dal basso costo della manodopera – oltre che una condizione favorevole nell’acquisizione della materia prima. E che non è piaciuta a Pechino, che ha espresso “forte insoddisfazione” e ha accusato l’indagine dell’UE di essere fondata su “ipotesi soggettive” e di andare contro le regole internazionali per il commercio.

Il tutto è ulteriormente complicato dal fatto che le case automobilistiche di tutto il mondo ormai costruiscono veicoli in Cina. Quest’anno ne hanno esportati 164.300 in Europa, tra cui il SUV BMW iX3, che viene prodotto nel nord-est di Shenyang, e i modelli 3 e Y di Tesla, che invece sono costruiti a Shanghai. In poche parole, un veicolo elettrico su cinque venduto in Europa è di importazione cinese. Anche quando il brand non lo è.

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