Roma, 08/11/2024
Roma, 08/11/2024

Concorrenza sleale sulle auto elettriche, la vigilia di una guerra commerciale tra Europa e Cina

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La presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione ha annunciato una indagine per capire se ci siano pratiche scorrette commerciali sulle auto elettriche da parte della Cina. Una mossa, quella dell’Europa, politica che mira a rispondere all’eventuale concorrenza sleale

Alla fine, l’Europa ha deciso di non subire passivamente l’assalto della Cina nel mercato delle auto elettriche. I detrattori dell’UE (e degli EV) imputavano alle istituzioni la volontà, tramite gli ambiziosi piani per bandire la vendita di veicoli con motori tradizionali dal 2035 e gli altri progetti di transizione verde, di consegnarsi mani e piedi al concorrente asiatico, che come sappiamo ha una posizione molto forte e radicata nell’industria e nel mercato della mobilità elettrica. Tanto è vero che il suo export inizia a preoccupare non solo l’Europa, in primis la Germania la cui industria automobilistica, fiore all’occhiello della propria economia, vacilla sotto i colpi cinesi, ma anche il resto del mondo.

L’annuncio di von der Leyen: una indagine per capire se ci sono pratiche distorsive del mercato da parte della Cina

Nel discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato mercoledì, l’ultimo prima della tornata elettorale europea nel 2024, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato un’indagine contro le sovvenzioni sui veicoli cinesi a batteria. Le auto elettriche del Dragone, ha affermato, “distorcono il nostro mercato”. Se è vero che l’Europa “è aperta alla concorrenza”, questa non deve essere “al ribasso”, ha proseguito von der Leyen.

L’UE, insomma, così come non accetta storture nel mercato interno, tantomeno non ne vorrebbe accogliere dall’esterno. E preservare quindi il settore automobilistico, che la presidente ha definito “vitale per la transizione verde, con un enorme potenziale per l’Europa”.

Il prezzo delle auto elettriche cinesi “mantenuto artificialmente basso”

Ciò che preoccupa l’UE, come abbiamo accennato, è la potenziale invasione di vetture elettriche cinesi a basso costo. Un prezzo, ha spiegato la presidente, “mantenuto artificialmente basso da ingenti sussidi statali”. Da qui l’indagine antisovvenzioni, a quanto pare da mesi nei piani dell’Europa. E spinta in particolare dalla Francia, che si sta muovendo per creare una propria economia e filiera nel settore dell’elettrico. Anche se comunque parliamo di una indagine partita motu proprio da parte dell’UE, non nata da una denuncia particolare a quanto risulta. Insomma, si tratta di una decisione politica.

La reazione della Cina e dei Paesi europei

Dalla Cina non si è fatta attendere una prima reazione. “Esprimiamo grande preoccupazione per una decisione che avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali tra Cina e UE. La Cina osserverà attentamente la tendenza protezionistica e le azioni conseguenti da parte europea, e tutelerà fermamente i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi“. Questo è quanto messo nero su bianco dal ministero del Commercio in una nota.

In Europa invece la mossa è stata accolta con favore. In primis da Parigi, come abbiamo accennato promotrice dietro le quinte dall’iniziativa. Come riporta Politico, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha dichiarato: “Accogliamo con favore questa indagine. Se questi sussidi non rispettano le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’Europa deve essere in grado di reagire“. Sulla stessa lunghezza d’onda l’omologo tedesco Robert Habeck, che ha parlato chiaramente di “concorrenza sleale”.

I timori dei marchi automobilistici tedeschi

Una volta che la Commissione avrà avviato ufficialmente l’indagine, il suo dipartimento commerciale dovrà dimostrare o meno i danni causati dalle sovvenzioni cinesi al mercato europeo. Il tempo ci dirà se siamo alla vigilia di una guerra commerciale con la Cina. Nel frattempo chi teme contraccolpi è l’industria automobilistica, in particolare quella tedesca. Nelle scorse settimane il Gruppo Volkswagen ha stretto accordi con la cinese Xpeng, investendo circa 700 milioni di dollari e acquisendo poco meno del 5% del marchio automotive asiatico.

Anche BMW e Mercedes sono entrate in Cina, in questo caso nel settore premium. I dati della China Passenger Car Association parlano di una quota di auto tedesche nel mercato cinese del 17% (0,4% quella francese, che non a caso è in prima fila a sostenere l’indagine). Ma ora, riporta Politico, le case in Germania temono ritorsioni economiche.

Tuttavia, il vecchio continente è stretto tra l’ingente pacchetto di sussidi statunitense dell’Inflation Reduction Act, che sta attirando anche i marchi europei che possono godere di condizioni di investimento e produzione più vantaggiose nel settore della mobilità verde; dall’altra dalla Cina che, tra export di modelli EV a buon prezzo e una posizione molto forte nel settore vitale delle batterie, contribuisce a stringere a tenaglia l’industria europea.

ACEA promuove l’indagine sulle auto elettriche cinesi

Sigrid de Vries, direttrice dell’ACEA, Associazione europea costruttori di autoveicoli, ha lodato l’iniziativa, parlando di “segnale positivo”. E ha aggiunto, come riporta sempre Politico: “Il vantaggio apparente della Cina e le importazioni competitive in termini di costi stanno già incidendo sulla quota di mercato interno dei produttori di automobili europei“, ha affermato.

Matthias Schmidt, analista automobilistico indipendente sentito da Politico, ha offerto però un punto di vista diverso. Al momento, non si può parlare di vera e propria invasione delle EV cinesi in Europa, che vengono vendute da noi “a prezzi molto più alti di quelli che propongono da loro, tenendo in considerazione le tariffe e i costi di spedizione”. Inoltre, in Cina nonostante le generose sovvenzioni statali, “le case automobilistiche hanno concentrato la loro attenzione sulla fascia premium del mercato” rispetto al “taglio dei costi nel segmento del mercato di massa”.

E non solo. Volkswagen, con la sua ID.3 offerta ad un prezzo più basso rispetto al listino europeo, “sta effettivamente praticando un dumping sui prezzi sul mercato cinese”.

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