Roma, 19/05/2024
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Mobilità connessa e autonoma: le applicazioni nel trasporto pubblico

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Piattaforme intelligenti, veicoli autonomi e zero emissioni. Queste le promesse della mobilità cooperativa, connessa e automatizzata (CCAM) che potrebbe rivoluzionare il trasporto pubblico urbano. Lo studio sottolinea le esigenze tecnologiche, normative e di mercato necessarie all’adozione

Parte delle soluzioni ITS (Intelligent Transport Systems), la mobilità cooperativa, connessa e automatizzata (CCAM) è uno dei possibili futuri del trasporto urbano. Appena pubblicato, lo studio condotto da PAV Project e Bax & Company offre una analisi comprensiva dell’applicazione della CCAM nel trasporto pubblico in Europa.

Scarica qui il Rapporto.

Si tratta di sistemi di trasporto condiviso di tipo automatizzato e altamente connesso – in grado di garantire l’interazione tra veicoli e le infrastrutture – che hanno il potenziale di migliorare la sostenibilità del settore trasporti e l’accessibilità degli spostamenti per le persone.

Per raggiungere questi obiettivi, però, i sistemi CCAM devono essere integrati nei sistemi di trasporto esistenti ed in una più ampia pianificazione degli spazi urbani anche grazie a sistemi di comunicazione efficienti.

Esempi di trasporto pubblico connesso e autonomo

Responsabile dello studio è la partnership europea PAV Project, che vuole preparare al futuro della mobilità autonoma e l’integrazione di veicoli autonomi e connessi nei centri urbani, accompagnando il miglioramento della qualità dell’aria e del traffico, i livelli di sicurezza e l’impatto ambientale e sociale nelle città.

Effettua così test reali di queste tecnologie in quattro città europee: la tedesca Hannover, la svedese Varberg, l’olandese Almere e la scozzese Inverness. Ma lo studio riporta gli esempi di applicazione di CAAM nel trasporto pubblico: dai piccoli shuttle autonomi a Francoforte e Ginevra, ai robotaxi di Phoenix e agli autobus norvegesi.

Un progetto simile è stato lanciato in Scozia, con i primi autobus a guida semi-autonoma (Livello 2) e, in Italia, abbiamo il primato della presentazione del primo mezzo modulare e articolato a guida autonoma mai creato: il Blue Trolley Bus di Blue Engineering, nato dalla collaborazione con il Politecnico di Torino ed il sostegno della Regione Piemonte.

È invece Citroen a ideare il concept Skate, una piattaforma mobile a quattro ruote che funge da base per moduli o capsule (le pod) dove poter ospitare i passeggeri che si muovono per le città. E sempre in Italia non siamo da meno. Abbiamo parlato in precedenza del progetto di mobilità tramite moduli di Italdesign: l’ambiziosa proposta del suo Climb-E richiederebbe un ripensamento del tessuto urbano e notevoli investimenti in termini di rigenerazione degli spazi.

I limiti della mobilità automatizzata

Il futuro della CCAM nel trasporto pubblico dipende da quattro fattori, illustra lo studio: lo sviluppo e l’impatto delle tecnologie attuali e future, il panorama normativo e le politiche abilitanti l’implementazione della CCAM, l’ecosistema di mercato che comprende l’interazione tra i produttori, gli operatori e le autorità, ed infine la percezione pubblica ed il ruolo sociale che ricoprirà la tecnologia.

Sono i costi ancora troppo alti di veicoli autonomi (AV) a rendere titubanti gli operatori di trasporto pubblico. Eppure, secondo le previsioni McKinsey, le soluzioni CCAM diventeranno sempre più attrattive per attori pubblici e privati, con il punto di svolta in termini di fattibilità di servizi commerciali di questo tipo a partire dal 2025-2027.

La riduzione dei costi – rispetto a servizi di mobilità privata e non autonoma – dipendono dalla discesa del costo dei chip, da miglioramenti operativi quali limitata manutenzione e chilometraggi maggiori, riduzione di viaggi a vuoto e la creazione, come detto, di veri e propri ecosistemi urbani fatti per accogliere questo tipo di servizi.

Per abilitare la sensoristica che permette l’operatività e garantisce la sicurezza di questi veicoli, è necessaria una integrazione del sistema GPS e della tecnologia V2X, Vehicle-to-Everything, quindi la connessione tra veicolo e infrastruttura o altri veicoli. Una infrastruttura digitale e sistemi di sensoristica e rilevamento avanzati sono fondamentali per permetterne la circolazione in tratte non mappate in precedenza. Lo sviluppo del sistema di fusione dei sensori (che permette di estrarre dati da più sensori) è tra i punti chiave di una migliore prestazione generale del servizio.

Sono infine suggerite migliorie complementari che, anche se non necessarie, possono sostenere l’introduzione di mezzi di mobilità connessa e automatizzata: dai semafori intelligenti a corsie dedicate a questo tipo di veicoli (CCAV) per ridurre i problemi di traffico.

Il quadro normativo

Dal punto di vista normativo, ci sono alcuni scogli al dispiegamento dei sistemi automatizzati di trasporto pubblico, che ne ostacolano la produzione su larga scala e la loro applicazione: “servirebbe un’armonizzazione e una semplificazione nel territorio UE” riporta lo studio.

Seppure si stia creando un quadro normativo di riferimento per l’operatività dei sistemi CCAM a livello europeo, più di recente con l’applicazione del Regolamento EU 2019/2144 della scorsa estate, gli Stati membri hanno infatti una propria regolamentazione interna, che varia caso per caso. Sono sistemi di autorizzazione diversi tra loro, con il principale obiettivo di garantire sicurezza e piena integrazione nei sistemi di trasporto esistenti, dall’omologazione alle licenze operative alle autorizzazioni dei siti e dei luoghi di applicazione della tecnologia.

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