Roma, 28/03/2024
Roma, 28/03/2024

Strade ad induzione: negli USA e in Italia i test per ricaricare i veicoli elettrici in marcia

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Negli Stati Uniti si testano strade che implementano la tecnologia di ricarica ad induzione per i veicoli elettrici in marcia. Un progetto simile è nato anche in Italia, grazie al gruppo Stellantis

Può una strada fungere da ricarica per un veicolo elettrico? Sembra una prospettiva fantascientifica, ma in realtà ci sono diversi progetti per far sì che la pavimentazione e quindi gli asfalti che percorrono le vetture possano alimentare le loro batterie.

La sperimentazione nel Michigan: come funziona e cosa comporta la ricarica per induzione

Ad esempio, l’iniziativa che si sta portando avanti nello Stato del Michigan, ed in particolare nei pressi di Detroit, punta ad implementare, nei prossimi due anni, la tecnologia di ricarica sulla superficie di due brevi tratti di strada, tramite un sistema wireless basato sulla ricarica induttiva: sistema che verrà testato per la prima volta negli USA proprio a Detroit.

La tecnologia non è nulla di straordinario, nel senso che fa già parte della nostra vita quotidiana. Quando utilizziamo un caricabatterie wireless per lo smartphone, ad esempio. Trasportare ciò sulle strade significa incorporare nella pavimentazione delle bobine che trasferiscono l’energia magnetica ad un ricevitore montato sotto il pianale della vettura, in modo da poter ricaricare in marcia le batterie, in modalità wireless.

I vantaggi sono molteplici, come l’estensione della durata delle batterie agli ioni di litio dei veicoli elettrici, il tempo liberato dalla ricarica ad una colonnina o comunque da una fonte statica e, sul fronte della logistica, la possibilità per i camion merci di convertirsi all’elettrico sfruttando batterie meno impattanti, ingombranti e costose.

Il sistema si attiverebbe tramite app o con il software inserito nell’auto, quindi solo se il conducente decide di accettare la carica e non automaticamente. Ovviamente si pagherebbe poi la quantità di energia ricevuta.

La riduzione dei costi di trasporto e delle emissioni

Secondo Tallis Blalack, amministratore delegato dell’ASPIRE Engineering Research Center della Utah State University, che si occupa di infrastrutture dei veicoli elettrici, si tratta di “un’ottima soluzione al problema che abbiamo oggi su come arrivare alle zero emissioni. Se lo facciamo correttamente, possiamo ridurre i costi di trasporto per tutti”. Inoltre senza questa tecnologia di ricarica induttiva si potrebbero spendere, secondo le sue previsioni, circa 150 000 dollari per inserire delle ingombranti e pesanti batterie per veicoli elettrici in ogni semirimorchio in caso di spostamenti a lungo raggio, come avviene per i tir merci, e che richiederebbero ingenti quantità di megawatt per arrivare ad una energia completa.

Con l’induzione invece il volume delle batterie diventa meno eccessivo, così come i costi. Questo però, ha proseguito Blalack, se si investe sulle infrastrutture: il suo centro stima che sarebbero necessari circa 30 miliardi di dollari all’anno per sviluppare reti di ricarica stradale a induzione (principalmente sulle autostrade interstatali) entro il 2035. “Sembrano un sacco di soldi, ma d’altro canto si parla di milioni di miliardi di dollari per acquistare batterie per veicoli a lungo raggio. È molto più economico per noi investire denaro nelle infrastrutture piuttosto che costruire tutti questi veicoli con batterie a lungo raggio”.

Gli altri progetti negli USA

Si attende ora di uscire dai circuiti di prova per testare la tecnologia su strade pubbliche. In Michigan ad esempio, il Dipartimento dei Trasporti ha stretto una collaborazione con la società israeliana specializzata in infrastrutture di ricarica wireless Electreon, con i test che dovrebbero partire entro il prossimo autunno su un tratto delimitato vicino alla Michigan Central Station, impianto fresco di ristrutturazione che Ford Motor punta a far diventare la base di un quartiere dell’innovazione della mobilità. La spesa prevista da parte dello Stato del Michigan è di 1,9 milioni di dollari pubblici, con Electreon che si occuperà di trovare i restanti fondi del progetto da 6 milioni di dollari.

Ci sono progetti simili anche nel resto degli Stati Uniti, come in Indiana, su un tratto dell’autostrada statale vicino all’Università di West Lafayette, o in Florida, con l’iniziativa della Central Florida Expressway Authority su una sezione della statale Lake/Orange Expressway vicino a Orlando, per un progetto pilota dal costo di circa 10 milioni di dollari sulla strada che dovrebbe essere completata entro il 2026.

E ancora, citiamo il lavoro del centro ASPIRE assieme alla Utah Inland Port Authority per testare a Salt Lake City la tecnologia di ricarica ad alta potenza, sfruttando camion elettrici che spostano il carico dai container presso lo scalo ferroviario ai magazzini di distribuzione locali; ed infine il proposito della Pennsylvania Turnpike Commission, che punta ad installare la tecnologia su un tratto di strada vicino a Pittsburgh sulla Mon-Fayette Expressway che va dai 4 agli 8 km, e il cui lancio è previsto tra il 2026 ed il 2030.

In Italia: il progetto Arena del Futuro

Ma diversi progetti ci sono anche in Europa. Lo scorso giugno parlammo dell’iniziativa Arena del Futuro, portato avanti dal Gruppo Stellantis e che prevedeva un circuito di un chilometro a forma circolare, nella cui pavimentazione è implementata la tecnologia di ricarica ad induzione dinamica, facente parte a sua volta del progetto infrastrutturale finanziato con fondi pubblici A35 BreBeMi (ovvero le tre città collegate: Brescia, Bergamo e Milano).

Il sistema sfrutta la tecnologia DWPT (Dynamic Wireless Power Transfer), senza la necessità di cavi esterni e con alimentazione a corrente continua, più efficiente rispetto all’alternata. La prova è stata fatta con una Fiat 500elettrica.

Sui test condotti sulla A35 BreBeMi Repubblica scrisse: “Dietro a questa innovazione ci sono le tecnologie avanzate offerte dal 5G e dalle soluzioni applicative basate sull’Intelligenza artificiale, che implementeranno lo scambio di informazioni tra il veicolo e le piattaforme di gestione, a beneficio della sicurezza stradale e dell’efficienza della mobilità”. “La tecnologia DWPT nelle sue variabili di induzione dinamica e statica – sottolineano al quartier generale – ha già destato interesse per possibili immediati sviluppi a livello commerciale in Italia e all’estero, anche grazie alla sua versatilità in quanto, oltre all’utilizzo su strade e autostrade, la stessa si sta confermando utile e ideale anche all’interno di altre infrastrutture come porti, aeroporti e parcheggi”.

Altre sperimentazioni sono in corso in Svezia, in Cina (dove si è testato un rivestimento solare per caricarsi in maniera automatica) ed in Australia (con l’asfalto in grafene che consente non solo il passaggio di energia ma anche un minor uso di cemento, impattante sull’ambiente in termini di produzione).

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