Roma, 14/05/2024
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La Battery Valley che vuole rendere la Francia leader nella filiera delle auto elettriche

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Torniamo a parlare della corsa della Francia nel settore delle auto elettriche e della filiera ad essa collegata. L’esempio del “distretto della batterie” che sta sorgendo nel nord del Paese, tra ingenti investimenti e ricadute positive per il territorio

Una Battery Valley sta sorgendo a nord della Francia. Vediamo cosa sta avvenendo oltralpe in termini di sostegno alla mobilità del futuro, partendo una situazione venutasi a creare e di cui abbiamo già parlato. Ci riferiamo al sorgere di una gigafactory in quel di Dunkerque, grazie all’investimento di un leader del settore nelle batterie quale è la taiwanese ProLogium.

La gigafactory di ProLogium a Dunkerque

La compagnia è una delle leader nella ricerca e sviluppo di accumulatori a stato solido, una delle evoluzioni tecnologiche per garantire batterie efficienti e più sostenibili. E ProLogium ha scelto alla fine il nord della Francia anche per la presenza delle centrali nucleari e dei parchi eolici offshore. Alla faccia di chi, da noi, parla di deturpamento dei paesaggi. Il responsabile per la regione francese dello sviluppo internazionale di ProLogium Gilles Lenormand ha dichiarato: “Qui c’è un vero e proprio distretto industriale di attività di batterie per veicoli elettrici che sta dando slancio al territorio”. Inoltre Lenormand ha sottolineato anche la vicinanza ai costruttori di veicoli elettrici presenti nel nord Europa e loro clienti. E ancora, “i collegamenti ferroviari e stradali sono eccellenti e Dunkerque è un porto in acque profonde, cosa di cui abbiamo bisogno sia per le importazioni che per le esportazioni“.

La gigafactory di ProLogium dovrebbe avere una produzione di circa 48 GWh di batterie (che basterebbe per alimentare dalle 500.000 alle 750.000 vetture all’anno), con uno stabilimento da 180 ettari. Con un investimento pari a 5,2 miliardi di euro si punta a far fruttare il tutto con 3.000 posti di lavoro.

L’accordo tra Alteo e Wscope

Sempre nel settore nord della Francia, ma a circa 150 km più a sud di Dunkerque e nella zona di Valenciennes potrebbe sorgere un altro impianto. In questo caso la francese Alteo e la giappo-coreana Wscope hanno siglato un accordo per una fabbrica da 600 milioni di euro per la produzione dei separatori per le batterie. E sempre nella Francia settentrionale si trovano tre stabilimenti della Renault, altrettanti del gruppo Stellantis ed è presente anche Toyota. Realtà, in particolare le prime due, che puntano a convertire l’intera loro produzione alle auto elettriche già prima del bando dell’UE nel 2035, ed ovviamente serviranno batterie.

La riconversione dell’Alta Francia, dalle miniere al distretto della batterie

Un territorio quindi come quello dell’Alta Francia, ex polo siderurgico e del carbone che ha subito un duro colpo dalla chiusura di miniere ed acciaierie, potrebbe quindi trovare il proprio riscatto economico e sociale grazie alla filiera della nuova mobilità. Il distretto delle batterie potrebbe nel lungo termine determinare la creazione di 15.000 30.000 posti di lavoro, secondo le stime. E sarebbe un bel ritorno visti gli investimenti della regione pari ad oltre 200 milioni di euro, più sovvenzioni statali per attrarre realtà industriali del nuovo corso elettrico ed evitare che si rivolgessero ai vicini Paesi europei.

L’Alta Francia punta a creare un’intera filiera, riciclo delle batterie incluso: anziché gridare al lupo al lupo davanti ai cambiamenti dell’industria automobilistica e della componentistica, si è saggiamente deciso di cogliere l’opportunità con una visione lungimirante.

La Francia scommette sulle auto elettriche e sulla transizione verde

È solo un esempio dei passi ben lunghi e distesi che la Francia di Macron sta facendo per agevolare l’industria e la filiera delle auto elettriche. E questo in un Paese in cui il 15% delle vetture circolanti sono appunto di questo tipo – in Italia, per dire, la nostra quota di mercato è del 9,4% rispetto al 25% dei cugini francesi. Altri dati, riportati da UNRAE ed European Alternative Fuel Observatory, parlano di una percentuale sulle nuove auto che da noi è stata del 3,7% nel 2022.

Lo stessa presidenza francese, ne abbiamo parlato in precedenza, ha annunciato una serie di misure per incentivare la transizione industriale verde, in risposta alle misure statunitensi e alla pressione cinese. Non mancano nel vasto pacchetto anche i sussidi per le auto elettriche e provvedimenti per attirare altri investimenti esteri.

Le altre realtà del distretto delle batterie

Il tutto in un contesto che, come abbiamo visto, è già abbastanza florido se guardiamo alla transizione tecnologica ed industriale. Sempre nell’Alta Francia la start-up di Grenoble Vektor ha messo sul tavolo 2,5 miliardi di euro per una gigafactory a regime dal 2025, che dovrebbe dare inizialmente lavoro a 800 persone e produrre 16 GWh, per poi salire a 50 all’anno. A Douvrin, sempre in zona, ACC (società frutto della collaborazione tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies) si prepara ad inaugurare una gigafactory da 13,4 GWh (entro il 2030 saranno 40) e 1.000 dipendenti iniziali. E poi la cinese Envision AESC nella zona di Douai, altro impianto in un’area ex Renault che produrrà per quest’ultima 9 GWh di batterie ogni anno, che aumenteranno a 30 nel 2029.

La Francia, insomma, si candida a trainare l’industria delle batterie europea assieme a Germania ed Ungheria, già leader. E rispondere così all’offensiva cinese, anziché temere una concorrenza così serrata ed agguerrita.

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