Roma, 14/05/2024
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La Cina pronta a produrre in Messico le sue auto elettriche. Il piano per aggirare i dazi negli Stati Uniti

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Tiene ancora banco la questione legata alla produzione di auto elettriche che la Cina intende esternalizzare fuori confini. Marchi come BYD ed altri puntano il Messico per penetrare negli Stati Uniti, come avevamo già visto. I vantaggi per Pechino

Il mercato automobilistico della Cina sta allargando i propri confini al resto del mondo, con l’ambizione di usare la leva dell’innovazione (vale a dire le auto elettriche) per sorprendere i marchi storici e coprire la domanda di veicoli a batteria a prezzi competitivi. Una domanda che risiede in particolare in Europa e negli Stati Uniti, più indietro nella transizione della mobilità sostenibile. Ma che al tempo stesso si sta organizzando, tra normative ad hoc (come l’imponente Inflation Reduction Act americano o il bando ai veicoli a benzina e diesel dal 2035 nell’UE) e ipotesi di barriere all’entrata (leggi: tariffe e dazi) per ostacolare l’arrembaggio di Pechino.

La Cina e le fabbriche auto all’estero: il caso di BYD in Ungheria e Messico

Uno dei marchi di spicco dell’industria automobilistica cinese, BYD, sta lavorando alacremente per penetrare nei mercati esteri. E lo fa spedendo imponenti navi container, pregne delle proprie vetture, in direzione dei porti europei, ma non solo. Come abbiamo già approfondito, il marchio ha individuato due punti focali come avamposto per l’avanzata in Europa e negli USA. Uno è l’Ungheria, l’altro è il Messico.

Entrambe le nazioni condividono il fatto di presentare dei costi energetici e della manodopera molto favorevoli. Inoltre esternalizzare la produzione dalla Cina a quegli Stati consente di aggirare dazi e tariffe. E poter quindi propagare la propria offerta nei mercati di riferimento.

Il Messico, in particolare, è più di una ipotesi nei piani di BYD. Come riporta Nikkei Asia, a sua volta citata da un approfondimento di The Drive, l’azienda ha aperto un tavolo negoziale con il governo messicano oltre a dare il via ad uno studio di fattibilità. Obiettivo la costruzione di un impianto dove fabbricare le proprie vetture, per poi esportarle nel resto del continente.

Perché i marchi della Cina hanno scelto il Messico per produrre le proprie auto elettriche

A dimostrazione del fatto che non si tratta di un caso isolato, anche SAIC, altro importante attore automobilistico cinese, sta valutando un sito per una fabbrica per il suo marchio MG. Idem sentire Chery. JAC invece si è portata avanti, riporta sempre The Drive, con un proprio impianto messicano. Anche se ancora deve raccogliere i frutti del proprio ingresso nel mercato USA.

Non è soltanto una questione di manodopera a costi relativamente bassi. Produrre in Messico comporta dei vantaggi anche in virtù dell’accordo commerciale tra il Paese centroamericano, il Canada e gli Stati Uniti (USMCA o T-MEC). Il successore del NAFTA permette a determinati prodotti di questi Stati di poter essere esportarti negli altri facenti parte dell’accordo. E questo senza incorrere nella mannaia dei dazi.

Gli accordi tra Stati Uniti, Canada e Messico e gli effetti sull’industria automobilistica

In particolare, seguendo la falsariga del procedente accordo che ha eliminato in maniera graduale le tariffe legate alle importazioni di auto tra i tre aderenti, l’USMCA ha ulteriormente alzato i requisiti relativi alle regole di origine. Ovvero, per usufruire delle agevolazioni la produzione automobilistica deve essere del 75% per ciò che proviene dagli Stati Uniti, mentre il 70% delle materie prime come acciaio ed alluminio deve essere della medesima origine nordamericana. Il Messico, dal canto suo, gode dell’esenzione della tariffa di esportazione negli USA e in Canada del 25% su mezzi come il Ford Maverick. Che è appunto prodotto nel suo territorio.

I vantaggi per BYD e gli altri marchi automobilistici dalla Cina

Se quindi BYD, o un altro marchio cinese, fissasse la propria produzione in centroamerica, potrebbe spedire le proprie auto con tariffe azzerate o agevolate. Ed entrare così a gamba tesa nel pregiato mercato nordamericano. Se poi le materie prime sono di provenienza dei Paesi dell’accordo, o sono lavorate all’interno di essi, le vetture elettriche cinesi potrebbero addirittura rientrare negli incentivi per l’acquisto di BEV previste dall’Inflation Reduction Act. Va detto inoltre che la stretta federale sulle materie prime e i metalli di provenienza cinese, fondamentali per le elettriche e per ora provenienti dall’estremo oriente, è stata allentata su pressione delle case automobilistiche che dipendono da queste forniture da Pechino.

Considerando comunque che siamo in un contesto di guerra fredda commerciale tra Cina e Stati Uniti, con le Presidenziali imminenti, non sono da escludere futuribili misure che proteggano ulteriormente la produzione americana. Anche se la situazione è delicata visti gli accordi tra case USA come Ford e realtà cinesi come il colosso delle batterie CATL. Le fabbriche in Messico sono un’ulteriore mossa nello scacchiere di una guerra di nervi in salsa automotive tra le due superpotenze. Con riflessi geopolitici ben più ampi.

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