Roma, 14/05/2024
Roma, 14/05/2024

Perché BYD punta su Ungheria e Messico per conquistare il mercato automobilistico mondiale

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Il colosso cinese delle auto elettriche BYD intende investire in Ungheria e Messico, costruendo dei propri impianti. Questo per aprire una breccia verso i mercati europei ed americani: il retroscena di questa politica portata avanti dal marchio di Shenzhen

Abbiamo visto su queste pagine come BYD stia assumendo un ruolo sempre più preponderante nel mercato globale automobilistico. In virtù della sua posizione di primo piano nell’industria delle vetture elettriche, l’azienda di Shenzhen (sostenuta anche da Warren Buffett) sta uscendo dai confini della Cina (e di una domanda interna che rischia di saturarsi) per trovare nuovi sbocchi per la propria offerta nel resto del mondo. Mettendo anche una certa pressione a colossi automobilistici, sia quelli che giocano nello stesso campionato delle EV come Tesla che i marchi storici.

La gigantesca nave container di BYD diretta verso l’Europa

Build Your Dreams sta puntando quindi mercati come quello europeo – e intanto si è assicurata il ruolo di e-mobility partner di una vetrina continentale notevole come Euro 2024 – ma non solo. Ed è indicativo della volontà espansiva dell’azienda (che agli inizi della sua storia non pensava di raggiungere i mercati esteri) il fatto che di recente una gigantesca nave container contenente oltre 5.000 vetture BYD sia partito dal porto di Shenzhen. Direzione ovviamente l’Europa, come riporta la CNN, che a sua volta cita l’agenzia di stampa statale cinese Xinhua.

La BYD Explorer No.1, questo l’altisonante nome della nave, si dirigerà verso i porti dei Paesi Bassi e quindi anche in Germania. Ma i cavalli di Troia con cui BYD intende penetrare nei mercati esteri sono, come scrive sempre la CNN, l’Ungheria ed il Messico.

L’investimento di BYD in Ungheria: si parla di migliaia di posti di lavoro

Non solo in sé, ma come via d’accesso per il resto d’Europa nel primo caso e per il Nord America nel secondo. Intanto BYD ha già iniziato a piantare le sue bandierine. Nel Paese magiaro, per la precisione nella zona di Szeged, dovrebbe sorgere un impianto che sarà il suo primo in Europa dove verranno prodotte le proprie vetture.

Un investimento che dovrebbe essere ingente, e che potrebbe creare migliaia di posti di lavoro. Tra l’altro, l’Ungheria rappresenta un polo sempre più ambito dall’industria automobilistica. La stessa BYD ha investito nella città di Komárom nel 2017 con i propri autobus elettrici, ma nel Paese sono presenti anche altri marchi cinesi come NIO, il leader globale nel settore delle batterie CATL e le case europee come Audi o Mercedes.

In Ungheria inoltre ci sono delle condizioni più favorevoli in termini di impresa. Oltre al costo dell’energia e della manodopera che sono inferiori rispetto agli altri Paesi dell’UE occidentale, produrre in terra magiara consentirà di scampare ai dazi sulle importazioni delle auto dall’estero e, come vedremo, anche dalla Cina.

I piani per il Messico e la penetrazione verso gli Stati Uniti

L’altro stabilimento potrebbe sorgere come abbiamo detto in Messico. Si parla di un impianto nello Yucatán, ma al momento, riporta la CNN, non ci sono conferme. Sia come sia, BYD e le aziende cinesi devono ingegnarsi per penetrare in Europa e negli USA cercando di minimizzare i rischi dei citati dazi e delle tariffe al rialzo che entrambe le realtà stanno imponendo, o pensando di imporre, per arginare l’arrembante concorrenza di Pechino. Concorrenza che in questo caso si basa su vetture a prezzi minori rispetto a quelle prodotte in Occidente, oltre alla questione relativa le materie prime e la componentistica.

I vantaggi nello stabilire impianti di produzione in Ungheria e Messico

Al tempo stesso, BYD e gli altri marchi sono comunque risoluti ad espandersi, al di là delle vie traverse per arrivare a questo obiettivo. Intanto però mettere le tende in termini di produzione in un Paese europeo consente di evitare di incappare nella mannaia dei dazi, come abbiamo visto. Anche quelli che potrebbero scaturire dall’indagine che le istituzioni UE stanno portando avantisulle pratiche concorrenziali di Pechino in termini in particolare di auto elettriche.

Idem sentire per la situazione al di là dell’Atlantico. I dazi statunitensi per l’importazione di vetture fabbricate in Cina si attestano al 27,5%, ma se esse venissero prodotte in Messico, come quelle di BYD, la situazione cambierebbe. E il Paese del Centroamerica fa parte dell’accordo che coinvolge gli Stati Uniti e il Canada, l’USMCA che prevede agevolazioni in termini di tariffe. Ed inoltre anche in questo caso i costi logistici e della manodopera sono convenienti.

BYD sempre più fuori dai confini – e dalla domanda interna – della Cina

BYD insomma vuole diventare una realtà globale dopo aver battuto Tesla in termini di ultimi dati di vendita. Oggi l’azienda è presente in oltre 70 Paesi del mondo, con piani recenti per allargarsi a realtà come la Thailandia o l’Indonesia. In questo modo la domanda interna soddisfatta da BYD (e parliamo del mercato non solo cinese, ma anche quello delle vicine Hong Kong, Macao e Taiwan) è passata dal 40% della prima metà del 2022 al 33% di un anno dopo. E le esportazioni nel 2023 sono salite del 334%.

Tuttavia non basta espandersi in maniera così aggressiva. Occorre anche “conquistare cuori e menti della classe politica e i portafogli dei consumatori”, scrive la CNN. Detto in termini ben poco italiani, farsi una brand reputation (magari con la creazione di posti di lavoro come dovrebbe avvenire in Ungheria) anche dalle nostre parti visto che, per stare in Europa, il marchio BYD è per ora tutto fuorché conosciuto dal pubblico generalista di automobilisti.

Immagine di Copertina: BYD

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