Roma, 13/05/2024
Roma, 13/05/2024

Ecco perché gli Stati Uniti valutano una ulteriore stretta sulle auto elettriche provenienti dalla Cina. Nuovi dazi in arrivo?

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L’amministrazione Biden starebbe valutando un inasprimento delle tariffe e dei dazi riguardanti le auto elettriche provenienti dalla Cina. Il perché di questa mossa degli Stati Uniti

Tra Cina e resto del mondo si sta consumando ormai uno scontro, per ora non dirompente, sul tema delle auto elettriche. Pechino sta allargano i confini del proprio mercato delle BEV, su cui sta raccogliendo i frutti di decenni di investimenti, alle realtà estere come l’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone. Le case automobilistiche tradizionali sono state prese un po’ in contropiede dall’avanzata dei nuovi rampanti marchi cinesi. I quali sono specializzati in veicoli elettrici e che hanno avuto le spalle coperte dalle sovvenzioni statali.

L’Europa indaga sulle pratiche commerciali della Cina, gli Stati Uniti studiano contromisure con una stretta sui dazi

Il che si traduce in vetture a zero emissioni dai prezzi concorrenziali rispetto ai non moltissimi modelli EV dei marchi occidentali. Cosa che ha spinto l’Unione Europea ad avviare una indagine sulle pratiche commerciali di Pechino. E questo per valutare se ci siano condotte concorrenziali dannose per i nostri mercati.

E mentre la Cina per ora incassa il colpo in attesa di vedere se l’indagine si tradurrà in dazi o politiche dannose nei confronti della sua espansione verso l’Europa, gli Stati Uniti stanno per passare alle vie di fatto.

Dopo l’Inflation Reduction Act dello scorso anno che prevede agevolazioni per il made in USA in termini di veicoli elettrici e componenti come le batterie, a scapito della produzione esportata dalla Cina, giunge notizia di un’ulteriore stretta da parte dell’amministrazione Biden.

L’aumento dei dazi sulle auto elettriche dalla Cina al vaglio degli Stati Uniti

Secondo il Wall Street Journal il governo americano sta valutando un aumento delle tariffe sulle auto elettriche dalla Cina, oltre ad altri beni. L’obiettivo è emanciparsi dalla dipendenza del gigante asiatico in un settore sempre più in espansione. Come riporta BloombergNEF, nel 2023 il 60% dei 14,1 milioni di BEV venduti nel mondo sono di provenienza cinese. Negli USA lo scorso ottobre sono state esportati quasi 48.000 veicoli elettrici dal Dragone. In Europa invece – dove le tariffe sono meno elevate – si va oltre 560.000 mezzi.

C’è da specificare che diversi dazi approvati dalla precedente amministrazione Trump erano stati lasciati in vigore dal suo successore. Il tutto per un valore di circa 300 miliardi di dollari di beni dalla Cina tassati. Ma pare sia concreta la volontà di fare un ulteriore passo avanti. Cosa che impatterebbe più sull’export cinese (che, considerato l’eccesso di offerta sulla domanda interna, deve trovare una valvola di sfogo esportando all’estero) che sui consumatori americani.

Anche perché già ora l’imposta attuale per far entrare i veicoli cinesi elettrici nel Nord America è del 25%. Non a caso, come riporta Business Standard, un marchio tra i più importanti nel settore delle BEV asiatiche come BYD non vende al dettaglio le proprie auto negli USA.

La reazione della Cina

Dal ministero degli Esteri cinesi trapela ovviamente un certo disappunto. Si parla di misure protezionistiche, che violano le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e “la sicurezza della catena di approvvigionamento industriale globale”. Secondo Bill Russo, amministratore delegato della società Automobility LTD di Shangai sentito da Business Standard, queste tariffe limiterebbero “l’accesso a veicoli elettrici e componenti a prezzi accessibili, il che ridurrà il potenziale di scalabilità di questa tecnologia”.

Il peso delle Presidenziali 2024

C’è anche da contestualizzare un fatto, ovvero che siamo in prossimità delle presidenziali del 2024. Un atteggiamento severo nei confronti della Cina è quindi bipartisan, e non a caso deputati di entrambi gli schieramenti stanno spingendo per attuare una stretta sugli investimenti di Pechino negli USA. Un gruppo trasversale che al Congresso preme anche per eventualmente impedire l’esportazione nel Nord America passando dal Messico da parte delle aziende cinesi.

In questo quadro si collocano anche le tensioni sugli impianti che Ford intende costruire nel territorio americano, come nel Michigan, in cui si produrranno batterie litio-ferro-fosfato per auto elettriche. In collaborazione, e qui sta il motivo delle proteste e delle polemiche, con il colosso cinese CATL.

Al contempo, l’amministrazione Biden sta valutando anche la riduzione delle tariffe per beni cinesi esportati che Pechino non considera fondamentali dal punto di vista strategico.

Immagine di Copertina: BYD

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