Roma, 07/10/2024
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G7, l’Italia la spunta sui biofuel. Ma è una strada inefficiente e costosa

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Al G7 del Clima, Energia ed Ambiente in Giappone l’Italia ha ottenuto la sua rivincita sui biocarburanti, indicati come combustibili sui cui investire. Ma sull’autorevole Nature viene spiegato come l’elettrificazione sia la strada più sicura e realizzabile per la mobilità futura

L’Italia dopo aver incassato una sostanziale bocciatura nella sua battaglia per i biocarburanti in Europa, riesce invece ad ottenere una rivincita in sede G7 a tema Clima, Energia ed Ambiente, tenutosi a Sapporo dal 15 al 16 aprile. Ma resta comunque l’impegno principale dei grandi Paesi del mondo riunitisi in Giappone per l’elettrico.

Gli obiettivi climatici del G7 di Sapporo

L’incontro tra i sette Stati – oltre all’Italia e al Giappone, anche gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, la Francia e la Germania, con l’aggiunta dell’Unione Europea – ha ribadito nel documento finale il proseguimento dell’obiettivo del mantenimento del riscaldamento globale al di sotto degli 1,5 gradi, con la mobilità stradale che entro il 2030 deve essere per larga parte neutrale (si parla esplicitamente di una quota di “oltre il 50%” di veicoli leggeri venduti) dal punto di vista delle emissioni, per azzerarle quindi entro nei successivi vent’anni.

Questa dichiarazione d’intenti generica deve essere corroborata dalle politiche nazionali, che dovranno perseguire le zero emissioni nei veicoli che circolano nei loro territori entro il 2035, promuovendo lo sviluppo infrastrutturale di stazioni e colonnine di ricarica, oggetto – assieme alle vetture elettriche – di un monitoraggio annuale che riguarderà i passi avanti compiuti. Per quanto riguarda invece le batterie, il G7 ha sottolineato la necessità di rendere sostenibili e tracciabili le catene di approvvigionamento, allungando il ciclo di vita delle batterie con il rispetto degli standard sia ambientali (con un uso sempre meno intensivo di minerali critici, puntando su ricerca e sviluppo per materie prime alternative) che sociali.

L’Italia ottiene un assist sui biocarburanti

Poi, l’assist all’Italia sul tema biocarburanti, cavallo di battaglia del nostro Paese in sede UE per contrastare la dipendenza dell’elettrico made in Cina (questa la motivazione principale portata avanti dal nostro Governo). Solo che in quel contesto alla fine una nostra alleata nella difesa dei motori tradizionali come la Germania era riuscita a spuntarla con i controversi e-Fuels, mentre l’Italia (che ha puntato su una fonte d’energia altrettanto ricca di chiaroscuri) è rimasta con un pugno di mosche in mano.

Nel documento finale del G7 di Sapporo si è invece giunti alla conclusione di sostenere e promuovere i carburanti sostenibili a zero emissioni, comprendendo sia quelli sintetici cari alla Germania, che quelli bio che l’Italia difende a spada tratta. Anche in questo caso ci sarà comunque un monitoraggio per valutare impatti e vantaggi in termini di emissioni generate.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Picchetto Fratin ha ovviamente salutato con favore questo punto a favore dell’Italia, dicendosi “molto soddisfatto del forte allineamento tra i Paesi nell’accelerare la transizione verso sistemi a emissioni nette nulle, garantendo la necessaria sicurezza delle infrastrutture e la promozione degli investimenti in filiere innovative, tra cui l’idrogeno”. E ancora: “Particolare apprezzamento va all’accelerazione che si imprime alla fuoriuscita dai combustibili fossili non abbattuti e per lo sviluppo del settore elettrico, con un contributo fortemente promosso dall’Italia di riconoscimento del fotovoltaico. Altro punto voluto dall’Italia è, nel settore dei trasporti, il riconoscimento di percorsi che valorizzano la specificità dei diversi Paesi, incluso in Italia l’utilizzo dei biocarburanti sostenibili, verso l’ambizioso obiettivo di decarbonizzare i settori più difficili”.

Il titolare del dicastero dell’Ambiente ha quindi concluso, come riporta l’Ansa: “Credo che già da domani occorra far ripartire il dialogo con i Paesi europei per arrivare con dati scientifici certi alle soluzioni migliori: i biocarburanti potranno sostituire benzina e diesel e mantenere viva l’industria dell’automobile italiana”.

È possibile quindi che il Governo, forte del risultato ottenuto a Sapporo, possa tornare a pressare l’UE sui biocarburanti, anche se i margini di manovra prima di una possibile revisione del bando ai motori termici dal 2035 sono molto stretti.

Ma Nature boccia i biocarburanti: ecco perché

E questo nonostante la posizione italiana, basata anche sugli investimenti dell’Eni nel settore dei biocarburanti, non sia esattamente così popolare quando parliamo di mobilità alternativa, e sicuramente non per la mobilità leggera: un recente articolo pubblicato su Nature spiega infatti che le tecnologie che si utilizzano per produrre carburanti sintetici e bio “sono inefficienti, costose e non testate su larga scala”. Non solo: “Le affermazioni riguardo la neutralità climatica – basate sull’idea che la CO2 emessa dalla loro combustione possa essere stata assorbita relativamente di recente dalla biosfera, o che alla CO2 prodotta durante la loro fabbricazione sia stato impedito di entrare nell’atmosfera – sono discutibili”.

Nature poi affonda ulteriormente il colpo, spiegando perché alcune realtà della politica non vogliano rinunciare al motore termico: “Si riduce la necessità di pianificare l’implementazione dell’infrastruttura di ricarica, di preoccuparsi della capacità della rete e di insegnare alle persone le competenze per fabbricare e mantenere tecnologie diverse”.

L’articolo poi spiega: “La comunità scientifica deve essere chiara nel sottolineare perché siamo davanti ad un falso sviluppo. Esiste un solo schema comprovato fattibile e tecnologicamente maturo per decarbonizzare il trasporto privato su strada. Questa è l’elettrificazione”.

La via per la decarbonizzazione, prosegue Nature, deve seguire un cambio di paradigma radicale come quello indicato dalla Global Fuel Economy Initiative, ovvero rimuovere i sussidi ai combustibili fossili e smuovere investimenti pubblici e privati per lo sviluppo di veicoli elettrici e di infrastrutture di ricarica. “Ciò significa legare lo sviluppo di tali infrastrutture ai sistemi di generazione di energia rinnovabile, garantendo al contempo che le catene di approvvigionamento siano sostenibili e fornendo strutture di riciclaggio per i materiali delle batterie. E significa che deve essere raggiunto un accordo internazionale sugli standard”, evitando che in una parte del mondo circolino veicoli ad emissioni zero, e in altre vengano sbolognati quelli con motori tradizionali.

Immagine di copertina: MASE

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