L’Europa ha mandato in orbita due satelliti Galileo tramite il lanciatore Falcon 9 messo a disposizione da SpaceX. L’UE deve rivolgersi altrove per avere a disposizione dei vettori per spedire nello spazio i propri dispositivi celesti, in attesa diventi disponibile l’Ariane 6
Lo scorso 27 aprile SpaceX ha preso in carico il lancio di due satelliti Galileo, mandati in orbita con il razzo Falcon 9. Si è trattato del ventesimo volo del booster, una sorta di record per l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk, che punta ad utilizzare il vettore per 40 missioni basandosi su un unico primo stadio.
È stata inoltre la prima volta in cui SpaceX non ha recuperato il proprio Falcon 9. E non è stato neanche fornito il video del lancio una volta che si è separato il primo stadio, cosa che generalmente viene divulgato. In questo caso la trasmissione dal Kennedy Space Center della NASA in Florida si è interrotta anzitempo.
I satelliti Galileo lanciati dal Falcon 9 di SpaceX, una missione coperta da un velo di segretezza
Il lancio dei due Galileo, che ricordiamo sono satelliti deputati alla navigazione a terra e alla geolocalizzazione, è stato infatti coperto da una coltre di segretezza. Si sa comunque che il GM25 e FM27, queste le sigle dei corpi celesti, hanno raggiunto l’orbita media e sono entrati correttamente in operatività qualche ora dopo, come assicurato dall’EUSPA, ovvero l’Agenzia in seno all’Unione Europea per il Programma Spaziale e che sovraintende il progetto Galileo. Dall’ESA e dalla Commissione Europea invece non è arrivata alcuna comunicazione riguardo il lancio nei giorni precedenti.
“I lanci del 2024 sono cruciali per la resilienza, la robustezza e la continuità delle applicazioni civili e militari di Galileo”, si è limitato a commentare sui social Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, che ha anche la delega all’industria della difesa e dello spazio. Lo stesso Breton però lo scorso novembre aveva anticipato i dettagli di massima dell’accordo tra Commissione UE e SpaceX per effettuare due lanci nel 2024 dei razzi Falcon 9, trasportanti ciascuno due satelliti Galileo. Un contratto da 180 milioni di euro, e che però mette in luce un problema per l’Europa in termini di aerospazio.
La crisi dei lanciatori europei: a cosa è dovuta
Ovvero, servono dei propri lanciatori. Una vera e propria “crisi”, come l’ha definita il direttore generale dell’ESA Josef Aschbacher, una penuria di vettori che costringe l’UE a rivolgersi altrove per far volare i propri satelliti. Problemi acuiti poi dalla guerra mossa all’Ucraina da parte della Russia, che ha reso indisponibile il Soyuz, e dai ritardi legati all’Ariane 6.
Ecco perciò che l’UE si è rivolta per la prima volta a SpaceX per i suoi Galileo (anche se lo scorso un Falcon 9 ha effettuato il lancio del telescopio spaziale Euclid dell’ESA). Questi satelliti, ricordiamo, rappresentano una tecnologia cruciale per l’Europa, quella di geolocalizzazione indipendente dal GPS statunitense e dalle proposte di Cina e Russia. L’EUSPA, come abbiamo detto, si occupa della gestione operativa dei satelliti, mentre l’ESA ha la delega sulla progettazione degli stessi e del loro sviluppo, anche dell’infrastruttura dedicata. Galileo è insomma una produzione UE, da essa finanziata e in continua evoluzione. Già perché il servizio è entrato a regime dal 2026, ma sono necessari altri satelliti in modo che la rete possa essere efficiente ed affidabile.
Quando dovrebbero essere effettuati i lanci dei Galileo con l’Ariane 6
Per quanto riguarda l’Ariane 6, il razzo si occuperà nel prossimo futuro dei lanci dei Galileo, se tutto va come previsto. Come ha ufficializzato la stessa Arianespace, saranno mandati in orbita quattro satelliti di seconda generazione, su incarico della Commissione UE e dell’EUSPA. I lanci sono programmati per il 2026 e per il 2027.