Roma, 20/04/2024
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Come i veicoli elettrici cinesi potrebbero spopolare nei Paesi in via di sviluppo (e anche in Europa)

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Con il loro basso costo, estremamente competitivo rispetto alla concorrenza del resto del mondo, gli EV prodotti dalle aziende cinesi stanno guadagnando un grosso margine dei mercati delle nazioni più fragili – e non solo

Se in Europa e USA i veicoli elettrici sono più costosi di quelli tradizionali e possono essere considerati quasi un lusso, ci sono Paesi in cui non è più così. È il caso della Tailandia, dove stanno spopolando sempre di più gli EV cinesi. Una competizione che va a colpire multinazionali come Toyota e Isuzu, che finora controllavano buona parte del mercato automobilistico dell’area.

Il segreto delle auto elettriche cinesi

Le ragioni per cui le automobili elettriche cinesi riescono a essere così competitive rispetto alle aziende del resto del mondo sono diverse. Ma la principale è legata al modo in cui il governo cinese ha finanziato per più di dieci anni la produzione di veicoli elettrici più piccoli ed economici rispetto a quelli degli altri. Così, nel 2022, la Cina aveva prodotto più della metà dei veicoli elettrici venduti al mondo, una “rivoluzione” non tutta green. Un’altra ragione è legata alle batterie, la cui produzione mondiale è detenuta principalmente dal dragone rosso.

Hirotaka Uchida, che si occupa del mercato automotive sudest asiatico per la società di consulenza Arthur D. Little, ha spiegato che la “Tailandia e le altre nazioni emergenti in Asia hanno diverse richieste per gli EV rispetto agli Stati Uniti”. La prima tra tutte è la convenienza economica.

Un concetto confermato dai dati: solo nei primi 9 mesi del 2022, infatti, in Tailandia sono stati venduti 13.298 veicoli elettrici, l’80% dei quali era cinese. D’altronde, c’è una grossa differenza tra i 50.000 euro di una Toyota o una Tesla e i 20.477 euro di una Good Cat di GWM. Ai quali, buona parte delle volte, si aggiungono gli incentivi statali per un prezzo totale inferiore alle rivali a carburante tradizionale. E per il veicolo base della SAIC-GM-Wuling si parla di persino meno di 14.000 euro.

I giapponesi, d’altro canto, non sono del tutto sconfitti nel mercato tailandese: alla fine, infatti, la quota cinese di mercato automobilistico in Tailandia rimane piccola. Le aziende giapponesi, grazie alla loro offerta a benzina e ibrida, possono ancora contare tra l’80 e il 90% delle vendite totali di veicoli.

Possibilità e preoccupazioni in Europa per l’ingresso degli EV cinesi

Le auto elettriche prodotte in Cina, però, potrebbero essere ancora molto lontane, sia geograficamente che come possibilità di acquisto in Europa. Se è difficile una diffusione di massa di questi veicoli negli Stati Uniti (anche per ragioni politiche), è in realtà plausibile che le imprese cinesi vogliano lottare per il mercato europeo di mezzi a batteria, il secondo più grande dopo la Cina.

Secondo un’analisi di Fitch Solutions, è possibile che un’economia europea più debole sia sintomo precursore di uno sviluppo di un mercato cinese anche nel vecchio continente. Nel 2022 gli EV cinesi vendute in Europa erano il 5%, mentre nel 2025 potrebbero diventare il 15%.

Non tutti hanno visto positivamente questa possibilità. Tant’è che una think tank tedesca, il Mercator Institute for China Studies, ha riportato che sarebbe meglio se l’Europa adottasse delle misure riguardanti gli scambi commerciali per evitare un inserimento distruttivo degli EV cinesi a basso costo nell’area.

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