Roma, 28/03/2024
Roma, 28/03/2024

Il mercato dell’elettrico avanza, ma l’Italia blocca l’UE sul bando dei motori termici

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I dati dell’IEA sulle vendite globali di auto e Suv dimostrano una crescita di questi ultimi, ma anche il loro peso nelle emissioni di CO2. Avanza comunque il mercato dell’elettrico, ma l’Italia prosegue nello scontro con l’UE sul bando dei veicoli tradizionali

Mentre infuria il dibattito sullo stop alla vendita delle auto a benzina nell’UE a partire dal 2035, arrivano dei dati molto preoccupanti sull’impatto inquinante dei veicoli attualmente in circolazione sulle nostre strade, in particolare i Suv con motori termici.

Meno auto tradizionali vendute, ma resistono i Suv

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha infatti riportato le rilevazioni riguardo la vendita di questi mezzi pesanti, in controtendenza rispetto al mercato globale delle auto che nel 2022 ha messo a segno un meno 0,5% rispetto all’anno precedente, con 75 milioni di veicoli venduti. A trainare la Cina che presenta un dato positivo, +10%, mentre si è registrato un calo negli Stati Uniti dell’8% e in Europa del 4%.

Come dicevamo, cresce invece la diffusione dei Suv, con un aumento a livello globale delle vendite pari al 3% nel biennio 2021-2022, nonostante la crisi delle catene di approvvigionamento. Se consideriamo le nuove vendite nel solo 2022, i Suv occupano una quota del 46%, con i picchi maggiori registrati in Europa, USA ed India.

Avanzano i Suv elettrici, ma quelli a benzina e diesel inquinano sempre di più

Se è vero che al tempo stesso una fetta del 16% di questo segmento è rappresentata dai Suv elettrici, categoria automobilistica in crescita se consideriamo la tecnologia a zero emissioni rispetto alle auto più leggere, è anche vero che i veicoli di questo genere con motore a benzina tramite le loro emissioni stanno sempre più lambendo il valore totale di un miliardo di tonnellate di CO2 prodotte a livello globale dai 330 milioni di Suv oggi in circolazione.

In buona sostanza: in un panorama di generale flessione nelle vendite delle auto, i Suv tengono, anche con le loro controparti elettriche, che però ancora non bastano né a soppiantare le versioni con motori termici né a compensare le loro emissioni impattanti. E come sottolinea l’IEA, “la transizione verso veicoli convenzionali più pesanti e meno efficienti dal punto di vista dei consumi aumenta la crescita sia della domanda di petrolio che delle emissioni di CO2”.

Il consumo di petrolio per i Suv è infatti aumentato a livello globale, nel biennio precedente, di ben 500.000 barili al giorno, “rappresentando un terzo della crescita totale della domanda di petrolio”. Questo tipo di vetture, sostanzialmente, consumano all’incirca il 20% di oro nero in più rispetto ad un’auto media non Suv. E questo ha determinato nel solo 2022 un aumento delle emissioni di queste vetture pesati di quasi 70 milioni di tonnellate, pari a circa il 25% delle emissioni che l’Italia genera in un anno.

Aumentano le vendite delle auto elettriche

Sullo sfondo la prestazione a livello globale delle auto elettriche, che nel 2022 hanno registrato una ascesa del 60% valutando in media le prestazioni delle vendite nei principali mercati. Un dato in controtendenza rispetto alle controparti con motori termici, “nonostante le sfide della catena di approvvigionamento e l’aumento dei prezzi delle batterie”.

Si è passati così dai 6,6 milioni di BEV venduti nel 2021 agli oltre 10 milioni dell’anno successivo: spicca la Cina, ormai leader del settore, con più di un’auto elettrica su quattro venduta nel suo mercato, mentre il rapporto scende a una su cinque in Europa e quasi una su dieci negli USA.

I dati dei furgoni in UE e in Italia

Particolare poi il caso dei furgoni come riportato dai dati di Acea Auto, con un’avanzata di quelli elettrici che nell’UE, nel 2022, hanno visto un aumento delle immatricolazioni pari al 42,5%, con la quota di mercato che si è espansa dal 3,0 al 5,3%. Crescita avvenuta anche in Italia, sempre lo scorso anno, attestandosi ad un +20,5%. Stesso dicasi per i furgoni ibridi, che nel 2022 hanno visto salire le immatricolazioni del 23,9% e l’Italia che si è laureata come più grande mercato UE per questa tipologia di veicoli, con un totale di immatricolazioni pari al 54%.

Calano invece i furgoni alimentati a gas naturale e biocarburanti, con una diminuzione del 28,7% (solo l’1,2% delle immatricolazioni totali nei veicoli commerciali leggeri). Stesso dicasi per i tradizionali diesel, scesi nell’UE del 21,9% (in Italia il calo nel 2022 è stato del 19,4%). Nel nostro Paese sono salite invece le vendite dei furgoni a benzina, toccando quota +57,1%.

I suggerimenti dell’IEA per rendere sostenibile la catena di approvvigionamento delle batterie per l’elettrico

Aumentare rapidamente il numero di auto elettriche sulla strada al posto delle auto convenzionali è una parte fondamentale del raggiungimento di zero emissioni nette entro la metà del secolo”, sottolinea l’IEA, che spiega inoltre come agire per evitare problemi nelle catene di approvvigionamento delle batterie e nella domanda dei minerali rari per produrle: “Affrontare tali rischi in anticipo è possibile attraverso una serie di azioni: ridimensionamento delle dimensioni medie delle auto […] e investire in tecnologie innovative per le batterie. Tali strategie manterrebbero sotto controllo i requisiti di investimento per lo sviluppo delle risorse di cobalto, rame, litio e nichel necessarie per soddisfare la crescente diffusione dei veicoli elettrici”.

Quello del riciclo, come abbiamo sottolineato su queste pagine, è un settore dove l’Italia può davvero giocare un ruolo da protagonista.

L’Italia fa slittare il voto sul bando delle auto con motori termici

Nel frattempo, l’Italia prosegue nel suo braccio di ferro con le istituzioni europee riguardo il bando delle auto con motori a benzina e diesel. La forte opposizione del Governo Meloni, espressa anche in sede dell’incontro informale tra ministri dei 27 di questa settimana, ha determinato lo slittamento del dibattito e del voto in merito previsto per ieri durante la riunione degli ambasciatori dei Paesi UE, posticipato quindi a domani, venerdì 3 marzo, come deciso dalla presidenza semestrale dell’Unione, a guida svedese.

Nella lettera che l’Italia ha inviato ai rappresentanti dei 27 si legge: “Siamo certamente favorevoli all’elettrificazione dei veicoli leggeri. Non crediamo, tuttavia, che essa debba rappresentare l’unico percorso per raggiungere le emissioni zero”. Il rinvio farà sì che della questione si parli in occasione del Coreper I, il vertice dei Rappresentanti Permanenti dei 27 Paesi dell’Unione Europea, e che si occupano della preparazione delle decisioni del Consiglio europeo.

Dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica si spiega, tramite una nota ufficiale: “L’Italia ritiene […] che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali. Una razionale scelta di neutralità tecnologica a fronte di obiettivi ambientali condivisi deve consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti, tenendo conto delle diverse realtà nazionali e con una più graduale pianificazione dei tempi”.

All’opposizione italiana si è aggiunto anche lo scetticismo della Germania; di recente il ministro delle Imprese Adolfo Urso si era incontrato con l’omologo tedesco con delega all’Economia anche per parlare del bando delle auto tradizionali: entrambi i Paesi puntano a preservare l’industria dei motori termici e l’indotto collegato, integrando al limite i biocarburanti. A rischio il tavolo del confronto che dovrebbe portare alla ratifica finale del bando, inizialmente prevista per il prossimo 7 marzo in occasione del Consiglio dell’UE.

Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha commentato al riguardo, lanciando un allarme: “Da dove può venire una rivincita dei nazionalismi in Europa, dopo la grande stagione europeista del Piano di Recovery “NextGenerationEU” e del programma Sure per finanziare i sistemi di cassa integrazione, basati sull’emissione di debito comune? Il pretesto può venire in questo o quel paese dalle grandi ambizioni del Green Deal europeo per la transizione climatica ed ecologica, che ha rappresentato un avanzamento dell’Ue e un arretramento dei nazionalismi”. Il rischio, insomma, è che le ideologie antieuropee possano trovare nuovo slancio sul tema della mobilità ecologica.

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