Roma, 14/05/2024
Roma, 14/05/2024

A Berlino l’incontro tra ministri: sul tavolo anche lo stop UE alle auto inquinanti

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Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha incontrato questa settimana il titolare tedesco dell’economia Robert Habeck: si è parlato anche del recente voto del Parlamento europeo che ha bloccato la vendita di auto inquinanti, di transizione ecologica e di politiche industriali nella difesa e nello spazio

All’inizio della settimana, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso si è recato a Berlino per un incontro con il Vicecancelliere tedesco e ministro dell’Economia e Protezione Climatica Robert Habeck e gli industriali tedeschi per parlare di politica industriale e temi in cima all’agenda europea, tra cui anche la vexata quaestio della transizione sostenibile nel settore automobilistico. Facciamo il punto.

Il voto del Parlamento Europeo sullo stop alle auto inquinanti

Faccenda complessa e delicata vista la recente approvazione da parte del Parlamento europeo del piano che dal 2035 vieterà nell’intero territorio dell’UE la vendita di auto a benzina e diesel, in modo da azzerare le emissioni di CO2 entro quella data. L’obiettivo fissato, di cui si discute da giorni, è il frutto di un articolato percorso che, in estrema sintesi, ha portato un accordo tra Parlamento europeo e Consiglio dell’UE con i ministri dell’Energia per diminuire del 55% le emissioni delle nuove auto entro il 2030, per poi arrivare al taglio netto cinque anni dopo.

Il Governo italiano ha espresso la sua forte contrarietà al piano che rientra nell’ampio quadro Fit for 55 dell’UE (e che punta alla neutralità climatica in Europa entro il 2050), con i partiti dell’attuale maggioranza che hanno votato contro in sede di voto al Parlamento europeo, e che ricordiamo sarà rinnovato nel 2024 con le elezioni che potrebbero portare un cambio di maggioranza tale da rimettere tutto in discussione (sempre che non restino invariati gli equilibri attuali del Consiglio europeo, la cui composizione dei Commissari è determinata dai 27 capi di Governo dell’UE: in tal caso le due istituzioni dovranno trattare per eventuali modifiche sostanziali).

L’incontro con le associazioni automotive tedesche

La missione di Urso a Berlino ha visto così in programma anche un incontro con l’associazione delle imprese automotive tedesche che, secondo il ministro del MIMIT, condividono lo stesso punto di vista del Governo italiano. “Le esigenze sono le stesse della filiera italiana nel sollecitare l’Europa ad una visione programmatica e non ideologica sui dossier in campo, Euro 7 e CO2, così come sulla clausola di revisione del 2026. È necessario avere una visione di neutralità tecnologica che consenta di coniugare le esigenze del sistema industriale con gli obiettivi che tutti condividiamo di rispetto ambientale”. Ma è davvero “ideologia”?

Il Governo si sta muovendo per incentivare l’elettrico?

In Italia, il mercato delle auto elettriche, rispetto agli alti numeri registrati nel resto dell’Europa, copre solo l’8,8% del totale (siamo quarti rispetto ai principali mercati dell’UE, dove lo scorso anno c’è stato un incremento del 29% rispetto al 2021 in termini di immatricolazioni di  vetture EV). In questo quadro il Governo ha mosso qualche passo per incentivare la mobilità sostenibile con due decreti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che impegnano il nostro Paese ad installare oltre 21.000 colonnine di ricarica nelle superstrade e nei centri urbani.

Tuttavia, come spiega un recente Rapporto di Motus-E anche da noi evidenziato, se è vero che la rete infrastrutturale delle colonnine elettriche è cresciuta in Italia nel 2022 (tanto da avere un rapporto positivo di dispositivi di ricarica per 100 abitanti, anche se a farla da padrone sono gli investimenti dei privati), i numeri sono ancora bassi in termini di infrastrutture per 100 km di strade ed autostrade, dove i punti di ricarica in tutto il territorio nazionale sono 496. E, come sottolineato dallo stesso Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, “In tutti i Paesi da anni si fanno gare pubbliche per installare infrastrutture di ricarica in autostrada, tranne che in Italia”.

Ricordiamo comunque che ci sono a disposizione degli automobilisti incentivi fiscali per passare all’elettrico, senza poi dimenticare le misure del PNRR per favorire la transizione alla mobilità sostenibile, non solo privata ma anche pubblica, infrastrutture comprese (ma che comunque attendono la piena attuazione).

Anche la filiera si sta attrezzando

Anche la filiera, composta da un numero di realtà ed eccellenze del nostro Paese, si sta preparando al cambio di paradigma nella mobilità. Già lo scorso anno, la 29esima edizione di Autopromotec, fiera di Bologna specializzata in attrezzatture automobilistiche, ha ribadito l’interesse del settore automotive per l’elettrico (ad esempio, la rete di officine Magneti Marelli Checkstar si sta adoperando per implementare le attrezzature adatte per i veicoli elettrici e plug-in ibridi, senza dimenticare la formazione in termini di meccatronica).

“Rischiamo di perdere il nostro vantaggio competitivo se non ci adeguiamo all’elettrico”

Il mercato europeo ha chiuso il 2022 in crescita (registrando un aumento globale del 39% di vendite di BEV nei maggiori mercati, rispetto ai livelli del 2021). “Siamo molto orgogliosi del fatto che l’industria automobilistica europea sia la migliore e la più innovativa al mondo”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans rivolgendosi al Parlamento europeo in merito al piano dell’UE per la messa a bando dei veicoli termici. “Ma dobbiamo stare molto attenti a mantenere questo vantaggio, in modo da continuare a produrre auto che possano eguagliare o addirittura superare ciò che viene prodotto altrove. Vi ricordo solo che tra lo scorso anno e la fine di questo la Cina porterà sul mercato internazionale 80 modelli di auto elettriche” ha proseguito.

A proposito della potenza cinese, entro l’estate potrebbe svolgersi un trilaterale che, oltre a Germania e Italia, coinvolgerà anche la Francia, e che verterà su “materie prime critiche e politiche di transizione green e digitale”, come spiega il comunicato del Ministero delle Imprese. Il ministro Urso a questo propositoha spiegato che l’”obiettivo fondamentale dei nostri Paesi è raggiungere l’autonomia strategica sulle due transizioni green e digitale, per non passare dalla dipendenza energetica dalla Russia a quella tecnologica della Cina“.

E qui torna anche la questione della potenza cinese: i progetti di costruzione di gigafactory in tutta Europa (riportate nella mappa in basso) fanno ben sperare per una localizzazione della produzione di batterie, destinata a rafforzarsi per far fronte alla minor disponibilità di materie prime, “necessarie alla duplice transizione ecologia e digitale“, come ha dichiarato lo stesso ministro Urso oggi, ad un evento a Roma.

I progetti e le aziende coinvolte nella costruzione di gigafactory in Europa (aggiornato a dicembre 2022, Battery News)

Rispetto a questo, il Commissario Timmermans spiega come le imprese italiane ed europee devono vedere nell’elettrico un’opportunità da cogliere, e non una scusa per mantenere le cose come stanno: “Queste sono auto che saranno sempre più accessibili. Dobbiamo competere con questo. Non vogliamo cedere questo settore essenziale agli estranei. E dobbiamo investire nella trasformazione dell’industria automobilistica europea nella produzione di questi veicoli elettrici per il consumo mondiale. Sta avvenendo una rivoluzione, che ci piaccia o no”.

Una transizione necessaria

Non dimentichiamo, infatti, che la transizione verso una nuova mobilità è necessaria e sta avvenendo non solo nel nostro Paese. Sempre Timmermans rispetto alla decisione del bando al 2035: “Vogliamo che le persone abbiano accesso a una mobilità economica che sia pulita. E per questo, è necessario far sì che la mobilità elettrica possa essere quanto più possibile di uso comune. […] L’industria automobilistica europea ha fatto questa scelta. Ed è stata fatta molta strada negli ultimi tre, quattro anni per capire dove si sta dirigendo l’industria automobilistica globale”.

In pratica, per rendere agevole ed economico l’elettrico bisogna spingere per una maggiore diffusione. Timmermans poi ha proseguito: “I costi di gestione dei veicoli elettrici sono già inferiori a quelli delle auto con motore a combustione, e tra qualche anno anche l’acquisto di un veicolo elettrico sarà più economico rispetto all’acquisto di un’auto con motore termico. Quindi, aiuteremo i consumatori a rendere questa scelta molto più semplice. Penso che questo sia un argomento molto importante a favore di questa normativa”.

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