Roma, 14/12/2024
Roma, 14/12/2024

Il Governo smorza i toni sullo stop al 2035. E in Italia, uno su tre pronto all’acquisto di un’auto elettrica

11

In Italia c’è un mercato per l’e-mobility? La risposta è sì: un consumatore su tre si dice interessato all’acquisto di auto elettriche nei prossimi due anni. E il Governo allenta la stretta sullo stop alla vendita di nuovi veicoli ICE al 2035, su cui si voterà domani

La presa di posizione di forte contrarietà del nostro Governo sulla proposta legislativa, approvata in sede di Parlamento europeo, che segna lo stop alla vendita di nuove auto a diesel e benzina dal 2035, è stata resa pubblica nelle ultime giornate, anche in occasione del recente incontro informale tra ministri del Consiglio dell’UE. Ma il pugno duro si allenta: dal MASE arrivano rassicurazioni sull’impegno italiano verso l’elettrificazione.

Dal MASE si rassicura sul processo di elettrificazione in Italia

Se si era inizialmente espresso con diffidenza rispetto alla decisione UE, affermando che “l’Italia ritiene […] che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni” e richiedendo “una più graduale pianificazione dei tempi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha provato a smorzare i toni con Bruxelles e a rassicurare tutti sul posizionamento italiano.

Noi andiamo verso l’elettrico e le indiscrezioni su uno stop all’elettrico, agli incentivi e alle colonnine di ricarica da parte del Governo non corrisponde a realtà”, ha precisato il ministro in un’intervista a Radio Anch’io. “Il decreto sulle infrastrutture di ricarica sta andando avanti – ha rassicurato Pichetto Fratingli operatori si stanno muovendo anche in modo molto attivo: andiamo avanti nel piano colonnine, nell’infrastrutturare il Paese, nell’accompagnare verso l’elettrico, ma non possiamo imporre le scelte su un parco di 40 milioni di veicoli in Italia, dei quali quasi 3 milioni ancora Euro1 e Euro2“.

Rispetto alle tempistiche dello stop ai motori termici e al sostegno al principio della neutralità tecnologica nella transizione energetica ed ecologica, si è espresso così il ministro dell’ambiente, secondo una nota diffusa da Radiocor, confermando quanto già annunciato: “Non ha senso la perentorietà del 2035 ed è giusto valutare tutta una serie di altri percorsi che possono utilizzare motori endotermici”.

Il tema è al centro della riunione dei ministri responsabili del settore in corso da questa mattina a Bruxelles. Domani si attende il voto degli ambasciatori degli Stati membri sul regolamento frutto dell’accordo fra Consiglio ed Europarlamento dell’ottobre scorso. Al momento, sono confermati il no della Polonia e dell’Italia, e l’astensione della Bulgaria e della Germania.

Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, ha annunciato incontri bilaterali su questo argomento chiave con i colleghi di Austria, Romania, Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia.

Gli italiani vogliono le auto elettriche?

Anche se la quota di immatricolazione di auto a batteria (Bev) si è fermata al 3,7% nel 2022, dato in calo rispetto al 2021, la propensione all’acquisto di un’auto elettrica è maggiore rispetto ad altri Paesi dove le vendite sono in realtà andate molto meglio, come la Germania(+17,8% ) eRegno Unito (17,2%).

Stando all’ultima edizione dello studio eReadiness di Strategy& (PwC), in Italia oltre un consumatore su tre si dichiara interessato ad acquistare auto elettriche nei prossimi due anni, percentuale che sale al 75% in caso di orizzonte temporale esteso a 5 anni.

Due i motivi principali di questa differenza così netta nelle vendite e anche negli acquisti: il primo problema è dato dai prezzi delle vetture elettriche e dei sistemi di ricarica domestici, il secondo dalla disponibilità di una rete di ricarica pubblica facilmente accessibile a tutti i cittadini.

Prezzi ancora troppo alti e migliorie necessarie per le infrastrutture di ricarica

“Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali”, questo uno dei punti sollevati dal MASE che puntano il dito su uno dei motivi di incertezza del passaggio all’elettrico da parte dei consumatori.

In Europa, in effetti, le auto elettriche costano mediamente il 25% in più rispetto ad auto di pari livello a combustione interna. Questo contesto penalizza in particolare l’Italia ed altri principali Paesi europei con potere di acquisto pro capite più basso, come la Spagna e, in misura più moderata, la Francia.

Da noi gli acquisti di auto elettriche e apparecchiature di ricarica domestica sono stati più numerosi tra le fasce sociali e le regioni con il potere di acquisto più alto. La popolazione a medio-basso reddito non ha modo di acquistare facilmente sistemi di ricarica domestici e spesso non dispone neanche di adeguati spazi di parcheggio in cui pensare di installare colonnine di ricarica.

Resta poi la questione della capillarità delle infrastrutture di ricarica, ancora limitate ad alcune aree e quasi assenti in altre. La distribuzione delle colonnine stesse non è omogenea lungo la Penisola: oltre il 58% di punti di ricarica sono in Nord Italia, cica il 22% al Centro e il resto nel Sud e nelle isole.

C’è inoltre un problema di mercato, se così possiamo dire, dove: da un lato c’è l’esigenza di aumentare la domanda di massa, che necessita però di prezzi accessibili su segmenti di fascia medio-bassa principalmente per la mobilità urbana; dall’altro la configurazione attuale dell’offerta, che punta invece su auto elettriche di fascia medio-alta perseguendo una logica di marginalità piuttosto che di volume.

Se si vuole incidere su queste dinamiche e sbloccare la situazione di stallo che si è venuta a creare in Italia, favorendo un aumento delle vendite di nuove auto elettriche, si deve lavorare sulla barriera del prezzo dei veicoli e dei sistemi di ricarica, sulla disponibilità vicino casa o il posto di lavoro di punti ricarica.

Cosa succede in Cina e cosa fa la Cina in Europa?

Nel frattempo, in Cina le dinamiche sono opposte a quelle europee e soprattutto italiane. Nel 2022 i brand cinesi non hanno solo guadagnato quota rispetto all’anno precedente nel mercato domestico (a scapito dei costruttori stranieri, principalmente americani e coreani), ma hanno anche visto aumentare la propria quota di mercato in Europa.

In particolare, in Italia l’import dalla Cina è stato di circa 50.000 veicoli a fine 2022, considerando sia la quota di produzione in Cina di marchi come la statunitense Tesla, sia la vendita nel nostro mercato di marchi cinesi come BYD, Xpeng e NIO.

Nel 2025 si stima che il dato delle vendite cinesi raddoppierà, raggiungendo quota 100.000 veicoli, pari a circa il 6% del totale del mercato in Italia. La Cina sarà difficile da scalzare e questa crescita sarà trainata per oltre il 75% dei volumi previsti dalla vendita di vetture BEV a prezzi più accessibili, uniti a qualità, innovazione e dotazioni di livello paragonabile alle vetture dei costruttori leader del mercato.

Il Dragone potrebbe invece darci da pensare su come ha realizzato questo ruolo da protagonista – quasi indiscusso – in uno dei mercati del presente e del futuro: ne abbiamo parlato approfonditamente su queste pagine. Dovremmo forse concentrarci sul potenziare la filiera dell’elettrico nel nostro Paese e in tutta Europa, accelerando investimenti e semplificazioni amministrative, invece di creare attriti dentro l’Unione. La competizione sulla mobilità elettrica, in particolare sull’industria delle batterie, è fortissima a livello globale.

Si deve procedere con maggiore unità di intenti in Europa su questo settore strategico, perché l’elettrificazione dell’auto (insieme ad altre soluzioni), volenti o nolenti, sarà il futuro: nelle parole del Commisario e Vicepresidente esecutivo del Green Deal europeo Frans Timmermans, l’elettrificazione “è la direzione in tutti i mercati del mondo”.

Related Posts