Roma, 16/05/2024
Roma, 16/05/2024

Ecco perché la crisi dei taxi può essere un trampolino per lo sharing

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Nelle città italiane si fa sempre più pressante la questione legata allo squilibrio tra domanda e offerta di taxi. Non è raro non trovarne oppure essere serviti con estremo ritardo. Ma questa potrebbe essere un’occasione per le imprese che cercano di farsi spazio in città offrendo i propri servizi di sharing

Il turismo estivo sta raggiungendo numeri mai visti, soprattutto in città. Roma e Milano stanno scoppiando di viaggiatori, e se da un lato è un bene per un’industria che ha sofferto molto la crisi pandemica, dall’altro sta causando non pochi problemi alla mobilità urbana. I taxi sono sempre più carenti, anche in città come Roma, dove ce ne sono 7703, il numero più alto su tutto il territorio nazionale. Ma potrebbe trattarsi di un trampolino di lancio per tutte le forme di trasporto alternativo, prima tra tutte la sharing mobility.

Il problema taxi dell’estate 2023

Lunghe file davanti alle stazioni, call center che non rispondono e prenotazioni tramite app che non funzionano. Sono solo alcune delle conseguenze della crisi del settore taxi e ncc. Ma questa volta non si tratta di crisi economica, quanto invece di una sempre maggiore incapacità di sostenere la domanda, troppo alta rispetto all’offerta, con una conseguente crescita dell’insoddisfazione dei clienti.

Sia a livello locale che a livello nazionale si sta perciò cercando di trovare una soluzione, anche se in alcuni casi sembra più una toppa. Le associazioni di tassisti, infatti, sono contrarie all’aumento delle licenze (a Roma l’ultima volta sono stati concessi 2mila permessi in più durante la giunta Veltroni, tra 2001 e 2008). Ma è anche una delle proposte più discusse nell’ultimo periodo. Al momento, proprio per testare il mercato, si sta ipotizzando un ampliamento temporaneo dei permessi attraverso delle licenze temporanee, e l’introduzione in alcuni casi della doppia guida.

Se a Roma resta il dubbio su quanto sia effettivamente utile aumentare le licenze (nonostante gli incombenti appuntamenti del Giubileo nel 2025 e dell’Expo 2030), a Milano potrebbe essere davvero necessario. Al momento nel capoluogo lombardo i veicoli sono 4800, e se consideriamo che nel 2026 ci saranno le Olimpiadi invernali, c’è da prepararsi per nuove crisi. Intanto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, vuole convocare un nuovo tavolo con le categorie entro il 15 agosto.

E se la soluzione alla crisi dei taxi fosse variare?

Abbiamo già parlato in passato di come il trasporto intermodale possa essere una soluzione molto interessante per spostarsi in città, oltre che tra le più sostenibili. Inoltre, la mobilità in condivisione (per la quale Milano è prima in Europa) non solo è oggetto di nuovi finanziamenti in varie regioni italiane, ma può diventare un’alternativa allettante a taxi e ncc.

Alcune aziende l’hanno già capito, e infatti in alcuni casi quando non arriva nessun taxi l’app stessa propone di optare per il carsharing. D’altronde, si tratta di un modo comodo per muoversi in libertà dentro le città e spesso più veloce delle file davanti alle stazioni o alle fermate dei mezzi pubblici.

Perché, allora, la crisi dei taxi non può essere vista come la perfetta opportunità per le aziende di sharing mobility per innovarsi e vendersi al meglio? In questo modo si risolverebbe il problema e le imprese potrebbero migliorare la propria sostenibilità economica, in particolare per i monopattini.

Come migliorare i servizi di sharing mobility

Secondo il Rapporto sull’ascolto dei consumatori di mobilità in condivisione di Switch, concentrato sul lavoro di 12 imprese che operano tra Regno Unito, Unione Europea e Stati Uniti, le imprese di sharing mobility hanno ancora molto da risolvere per fornire servizi più adeguati alle necessità dei clienti. Il 30% dei consumatori, secondo le recensioni online, sono insoddisfatti, in particolare dal carsharing, che è quello che più di tutti può fornire un servizio di sostituzione dei taxi in crisi.

Buona parte dei fruitori di automobili in condivisione trovano difficoltà nel servizio clienti, in particolare per le lunghe attese. Tra gli altri problemi ci sono quelli nel pagamento ma, in particolare, nel modo in cui sono mantenuti i mezzi. Le persone lamentano veicoli poco puliti, con poca carica (se elettrici) o persino rotti.

L’importanza dei nuovi clienti sul territorio

Al di là dei dati, c’è un altro fattore che va tenuto in considerazione. In alcune città, per l’appunto quelle che stanno vivendo la crisi dei taxi, il target delle imprese di sharing si sta ampliando. Non sono più solo i residenti a cercare di utilizzare i mezzi in condivisione. Molti turisti, spesso stranieri, ne sentono il bisogno.

Per rispondere alle loro necessità, dunque, le imprese devono farsi conoscere anche da chi non è del luogo, e perciò inidirizzare la propria pubblicità a chi è in arrivo o appena giunto sui luoghi. Inoltre, potrebbero fornire più supporto a chi è poco convinto all’idea di utilizzare un mezzo in sharing a causa della sua scarsa conoscenza delle strade. Per farlo si potrebbero fornire maggiori informazioni sui percorsi e sulle aree in cui ci si può spostare senza problemi con il trasporto in sharing.

Infine, seppur si tratti di un problema soltanto marginale in quanto spesso le imprese sono già internazionali, va certamente superata la barriera linguistica. Le stesse informazioni su luoghi e modalità di fruizione dei servizi, dunque, possono essere scritte in più lingue, così da evitare qualsiasi tipo di difficoltà per una persona che non è del luogo.

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